ANNALISA PATUELLI

Fuori il vento spazza le strade, le ampie strade camionabili e dolenti. Che vanno. E alza la polvere e i soffioni dei pioppi mentre le nuvole si addensano sulle cime delle montagne. L’obiettivo cattura la pioggia che si fa a spilli e i rami, nel freddo, che diventano pennelli.

Solo alberi, per 6 mesi ho fotografato solo alberi. Bello? Adesso non saprei dire. Dopo aver perso il mio papà in un incidente stradale non avevo molta voglia di gente, di stare in mezzo agli altri. Ero un po’ arrabbiata con la vita e ho iniziato a fotografare delle cose che adesso in verità non riesco nemmeno più a guardare. Cose sfuocate, strane. Però mi ha aiutato tantissimo a capire come inquadrare, a capire come si faceva una foto in realtà perché io ero assolutamente digiuna di qualsiasi tecnica.”

Un viaggio dentro la fotografia che inizia con un regalo, con una macchina fotografica ricevuta in dono dal padre e poi un percorso da autodidatta, in solitaria, un andare avanti per tentativi a inseguire un risultato convincente. Dentro un mondo dai contorni di irreale, che gli occhi registrano e l’obiettivo trasforma in un binomio indissolubile di donna e natura, restituendo un senso armonico di bellezza: consonanza negli elementi della composizione, bilanciamento nella lirica dell’immagine.

“L’essere umano da solo è troppo poco. Una donna da sola non mi interessa. Il tu bella non mi interessa. Perché l’essere umano è qualcosa che mi travolge e sconvolge e senza non riesco a starci, ma spesso mi lascia anche senza parole. E quando ho ripreso coscienza di stare bene nemmeno la natura in sé stessa mi bastava più. Giusto il mare mi basta da solo, tutto il resto mi pare un po’ poco. E prediligo le figure femminili in fotografia, la donna. Perché la natura sta bene con la donna.”

Ora occorre qualcosa da dire, parole che risuonino come mille campane. Forse è giunta l’ora di dedicarsi seriamente alla vita. E allora l’immagine e la parola penetrano l’una il senso dell’altra, convivono in maniera inscindibile. Il peso delle parole. La loro affascinante intelligenza. La rabbia che si colora da sola. Se una porta altro non è che un muro. Le ali che si spezzano in malinconia. Dentro un mare in cui tutto era gelido. Anche il rumore. Anche quando fuori c’è odore di chiuso. Perché il sole brilla altrove.

“Nella mia poetica l’una senza l’altra non possono esistere. Pur essendo stata al centro di molti dibattiti questa mia scelta, io ritengo non abbia tanto senso parlarne. E’ così, punto. Non ho il dono della scrittura, ho la frase nella testa ma nella bocca non mi esce per cui, da assidua lettrice quale sono, utilizzo parole di altri. Io so cosa vorrei dire con quella mia immagine e vorrei che le persone guardandola capissero quello che sto dicendo io. E’ vero che una fotografia deve arrivare a tutti con gli occhi, però perché non aiutarli? Almeno con le parole provare a indirizzare chi guarda. Ecco perché ogni foto è accompagnata dalle parole. E questo insieme è per me perfezione. A questo punto se sia giusto o sbagliato non ha molto senso chiederselo io credo.”

Numeri scandiscono in successione cronologica il tempo che passa, in forma di progetto. Dall’inizio dell’anno un numero di pagina dichiara che ogni giorno è bastevole a sé stesso e lo fissa, pur dentro un senso di continuità, di divenire, di evoluzione.

“Oggi finisci domani inizi un’altra cosa…i progetti …io ancora non ce la faccio, per me è un miracolo arrivare a questa sera. Per me esiste solo l’oggi e quindi tutti questi progetti che fanno i fotografi non sono molto nelle mie corde. Ma mi devo sforzare e così sto facendo.”

Tra tutti i progetti quello più ambizioso, quello di dedicarsi completamente alla fotografia. A 40 anni, il momento giusto dice, “perché mi sento incredibilmente giovane!” Senza aspettative, senza illusioni, solo con il desiderio di essere felice fotografando, fotografando sempre perché “la fotografia mi fare stare bene, fotograferei qualunque cosa.” Un progetto senza numeri questo. O con tutti i numeri di dentro. Un progetto chiamato vita.

Desidero ringraziare per la cortese intervista Annalisa Patuelli.

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