G.A.V.E.T.T.A., POCO MA BUONO

La moda come narrazione dentro la quale vi convergono tutte le esperienze creative ascrivibili al grande capitolo della vicenda individuale, testimonianza umana. La materia che diventa funzione di una idea anticonvenzionale legata a un potenziale di sperimentazione che di volta in volta si concretizza liberamente.

G.A.V.E.T.T.A., il brand nato nel 2014 per mano di Michael Pretolani e del suo socio Stefano Savelli, è una fabbrica delle idee, un pensatoio per forme e per oggetti, una rivendicazione di autodeterminazione che muove dalla riformulazione attiva di stimoli diversi. Quelli del padre e mentore Vittorio, di Ray Petri e Dries van Noten, dell’universo giapponese di Comme des Garçons, Johji Yamamoto e Issey Miyake ma anche quelli del Manifesto Futurista di Giacomo Balla. A prescindere da qualsiasi a-priori una esigenza di pensarsi e progettarsi con forza, in maniera autonoma e slegata.

L’abbigliamento per me è un linguaggio, un modo per esprimermi. Molto banale ma molto vero. Ognuno usa il vocabolario che ha a disposizione e io ho questo. Ed è fortemente politico, nel senso che dice molto del mio modo di stare all’interno della società, di quello che voglio fare, di quello che voglio essere.

All’edizione appena conclusasi di Pitti Uomo, Michael ha presentato la sua capsule collection A/I 2017 realizzata in collaborazione con il brand Ermanno Gallamini disegnato da Angelo Gallamini, erede di una importante famiglia che vanta una solida tradizione nel mercato dei tessuti. Una realtà che è una eccellenza del Made in Italy, materiali esclusivi e di pregio utilizzati anche per la produzione di ampi mantelli, gilet e pantaloni.

“Siamo partiti da questo nostro tema iconico, la scocca di un vecchio giaccone della Stone Island degli anni ’80 che avevamo realizzato in denim. Facendo una ricerca approfondita nell’archivio dei materiali di Angelo abbiamo lavorato per svilupparlo e renderlo adatto alla stagione invernale. Una capsule collection già piuttosto nutrita fatta di capi reversibili e di materiali che dialogano in maniera fluida e spontanea con tutte le creazioni del mondo Gallamini.”

Un mono prodotto a tutti gli effetti che conferma la grande passione per il capospalla, da sempre elemento privilegiato. Una fettuccia interna di ispirazione militare e una doppia asola rende tutti i capi reversibili eliminando qualsiasi distinzione di genere perché la possibilità di spostare i bottoni sia da una parte che dall’altra permette entrambe le abbottonature, quella da uomo e quella da donna. Una collezione che ama le sovrapposizioni, da indossare per strati, sormontando e componendo.

Poco ma buono perché è una bella filosofia di vita! Meglio fare poche cose ma fatte bene seppure oggi la tendenza sia esattamente opposta, ma insomma… bisogna cambiarla.

“Noi infatti utilizziamo esclusivamente materiali d’eccellenza che poi sono quelli che si ritrovano nei pantaloni e nei panciotti disegnati da Angelo Gallamini.”

I cappotti realizzati in lunghezza 100 e 130, asimmetrici, senza maniche, con le maniche sbagliate o con il cappuccio, sviluppano il tema della dualità e sono rivestiti di fodere pregiate che hanno la stessa valenza del materiale esterno. Sono sete degli anni ’70 alternate a pannelli e inserite con cura in tutti i particolari. Anche in quelli funzionali “non mi piace dire sartoriali perché è un termine fin troppo abusato” che consentono di accedere alle tasche dall’esterno.

“Definire il mio stile? Non so, non mi saprei definire, secondo me le definizioni limitano e in verità non mi sono mai posto il problema di attribuirmi una etichetta. L’ispirazione viene da tutto quello che mi circonda e io tendo a rubare di qua e di là, a saccheggiare oserei dire. Perché mi piace molto pensare che certe cose possano stare vicine anche quando sono molto lontane, mi piace far diventare alto quello che è basso e viceversa, come il denim per esempio che era stato pensato per l’ abbigliamento da lavoro e con il quale invece adesso facciamo qualsiasi cosa. Ecco, probabilmente io sono un ladro. E non so se è una definizione, ma mi si addice molto.”

Desidero ringraziare per la cortese intervista Michael Pretolani co-fondatore di G.A.V.E.T.T.A  –  Instagram

 Foto di Barbara Pigazzi 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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