KIMSOOJA, TO BREATHE – THE FLAGS

La dissoluzione dei contorni e dei reciproci limiti, dovuta non solo al mescolamento ma anche alla sovrapposizione e alla dissolvenza delle immagini, disfa i tracciati geografici rendendoli allo stesso tempo presenti e assenti, lontani e inesplorabili. La metamorfosi trascina nel suo movimento simboli e colori e diventa un metodo capace di distruggere i confini rinviando a un inedito mondo immaginifico, sospingendo pensiero e sensibilità verso territori nuovi svincolati da qualsiasi rapporto di subordinazione e supremazia.

Ci sono tutti i temi cari alla celebrata artista sudcoreana Kimsooja in questa quarta personale dal titolo “To Breath – The Flags” da poco inaugurata alla Galleria Raffaella Cortese in concomitanza con il progetto site specific “To Breathe” per la Cappella Portinari della Basilica di Sant’Eustorgio di Milano che, attraverso la rifrazione dei raggi e dello spettro dei colori filtrati da particolari pellicole, crea una sorta di terzo cielo all’interno del luogo di culto che coinvolge lo spettatore in una esperienza di contemplazione e rivelazione insieme.

Nata a Taegu, in Corea, nel 1957 Kimsooja è un’artista multidisciplinare che si esprime attraverso performance, video, installazioni e foto. Azioni ripetitive, pratiche meditative, l’uso del proprio corpo davanti alla telecamera o il tradizionale copriletto coreano, il “bottari”, utilizzato per avvolgere e proteggere gli oggetti personali, diventano strumenti per una messa in discussione della realtà e invitano a una riflessione sulla condizione umana: vita e morte, mobilità e immobilità, differenze di genere, socio-politiche e culturali.

Il nomadismo come condizione esistenziale intrinseca all’uomo contemporaneo e come cifra poetica di un’artista che sostiene: “Mi vedo come una persona completamente indipendente, svincolata da qualsiasi credo, paese o contesto religioso. Voglio essere un individuo libero che è aperto al mondo.” Ma anche la solidarietà e il senso di umanità, il perpetuo divenire dell’essere umano indagati nel video e nell’installazione oggetto della mostra in galleria.

Protagoniste le bandiere, drappi di stoffa simbolo di una nazione che qui perdono il loro statuto di presunta verità e, mettendo in crisi le certezze di cui sono portatrici, spezzano il nesso causale con i significati e i referenti originari.

Nello spazio di Via Stradella 4 il video To Breathe – The Flags è come un gesto continuo di deflagrazione in cui 246 bandiere, anche di nazioni non riconosciute a livello internazionale quali il Tibet o la Scozia, si sovrappongono l’una all’altra con il risultato di una manipolazione che suggerisce nuove chiavi di interpretazione. Un apparato visivo che spezza la lettura lineare dell’immagine e, alterandone volutamente il carattere, dà vita a una comunicazione universale, una concezione transnazionale che oltrepassa i singoli e supera le loro stesse divisioni.

In Via Stradella 1 l’installazione To Breathe – Zone of Nowhere si compone di dodici bandiere che sembrano fluttuare nello spazio della galleria creando un ambiente di sospesa materialità. Un allestimento che è come un invito rivolto al fruitore al dialogo e a integrarne il senso con la propria soggettività.

La mia ha riportato alla memoria il pensiero del filosofo Anassagora quando scriveva nei suoi frammenti che tutto è in tutto e non sono separate le une dalle altre le cose di questo mondo; e non si possono distinguere tra loro con un taglio di scure né il caldo dal freddo, né il freddo dal caldo.

Come se le cose di questa mostra mescolate insieme potessero rimanere per un tempo infinito in quiete.

Kimsooja “To Breathe – The Flags”

Galleria Raffaella Cortese, Milano Via Stradella 1-4  web siteFacebookInstagram

Fino al 5 maggio 2018 | martedì – sabato h. 10:00-13:00 / 15:00-19:30 e su appuntamento

Foto di Elisabetta Brian 

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