LOCKDOWN, A LIVE STREAMING PERFOMANCE

Se è vero che nella pioggia di nuove attitudini tecniche che ha caratterizzato il XX secolo uno degli aspetti di maggiore impatto è stato quello delle pratiche perfomative, è altrettanto vero che la crisi del contatto e del contagio che tutti stiamo vivendo sulla nostra pelle a causa dell’emergenza Coronavirus SARS-CoV-2, ha generato, quale risposta alla misura del distanziamento sociale, un proliferare di iniziative on line. Tutte di matrice tecnologica e tutte nate dall’esigenza non solo di immaginare uno spazio espositivo diverso da quello fisico – momentaneamente inaccessibile –  ma anche di contrastare – forse a livello più inconscio – questo severo isolamento che sicuramente avrà delle ripercussioni e lascerà tracce anche nel futuro prossimo.

A questo contesto è ascrivibile la mostra My name is Francesca delle tre videoartiste e filmaker italiane Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli, che nella sua estemporanea e inedita versione on-line si propone come progetto aperto, dinamico e partecipato e che tra le varie iniziative propone, il prossimo 4 aprile alle ore 17, la performance collettiva in diretta streaming dal titolo Lockdown. Evento che sarà rilanciato anche dal canadese The Social Distancing Festival, diretto da Nick Green, nato come aggregatore delle iniziative di “socialità alternativa” a seguito della pandemia.

Confinamento e confine: l’atto del relegare in un dato luogo e quello stesso luogo dato come limite. Intorno a questo nodo tematico si sviluppano contemporaneamente le tre azioni delle artiste in una dimensione virtuale che permette a ciascuna di loro di partecipare alla sperimentazione di nuove pratiche e contestualmente di diversificarne forme, contenuti e modalità operative.

Il confine tra noi e la nostra stessa entità corporea che viene divorata e corrotta da un misterioso agente esterno (in Fini). Il confine tra la vita e la morte che viene violato da un cimitero di lapidi simboliche (in Leoni). In confine tra noi e l’altro, l’altro da noi che ci contamina e ci inquina al contatto (in Lolli).

Il confinamento ci ha costretti a nuove forme vitali, prevalentemente digitali, eppure autentiche, dimostrando ancora una volta che l’uomo ha così bisogno di vivere immerso in relazioni dialogiche da essere disposto a scardinare confini di altro genere – emotivi, culturali, intellettuali –  incentivando di conseguenza anche la sovrapposizione semantica. Linee narrative che in questo frangente storico si stanno dimostrando sorprendentemente mobili e forse ri-scrivibili alla luce di una ri-trovata umanità.

Quali scenari si potrebbero delineare per le arti performative che fanno della fisicità e del coinvolgimento del corpo dell’autore, dello spettatore o di entrambi, nel tempo e nello spazio, il loro baluardo nel caso in cui l’emergenza virus dovesse continuare?

E quale il ruolo della tecnologia? Contribuirà alla nascita di nuove forme di performance interattiva? Del resto non si può negare il suo impatto sull’arte e il fatto che essa stia diventando sempre di più un mezzo privilegiato per indagare il rapporto tra discipline diverse ma in un’ottica di compresenza e dialogo, in una sintesi che vuole essere pluridisciplinare.

Volendo scattare un’istantanea dell’hic et nunc si registra che il lockdown è stato in qualche modo propedeutico, almeno nel contesto dell’arte, a innescare il processo collaborativo e che se la diretta streaming di una performance è pratica ancora inconsueta la realtà virtuale potrebbe forse generare degli ibridi del tutto nuovi. Una nuova galassia narrativa che potrebbe essere diversamente esplorata e fruita, sfruttando il web come strumento di diffusione.

 My name is Francesca www.mynameisfrancesca.com

A Vistual Exhibition, 16 Marzo | 16 Aprile 2020

Francesca Fini, Francesca Leoni, Francesca Lolli

 

 

 

 

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