POLA CECCHI, LA LUNGA TRADIZIONE ARTIGIANA

Una storia che si tramanda di generazione in generazione, che nasce da una piccola bottega artigiana nel cuore di Firenze e che diventa poi, con il passare del tempo, un punto di riferimento importante nel campo della moda. Figlia di una casalinga e di un fabbricante di cappelli di paglia famoso per i suoi canotti (copricapo in paglia da uomo), Giuliacarla Cecchi, dopo la morte del padre e la chiusura della fabbrica di cappelli, inizia giovanissima un apprendistato nella famosa sartoria Cappuccini di Firenze. La sua vena creativa unita alle sue abilità imprenditoriali le fanno avviare di lì a poco la propria sartoria che, soprattutto a partire dagli anni ’70, si affaccia ai grandi mercati internazionali come gli Stati Uniti, il Giappone e i Paesi Arabi, sensibili al fascino dell’haute couture italiana.

E’ la figlia Pola che, dopo la scomparsa della madre, prosegue la tradizione di famiglia nel proprio atelier. I suoi sono abiti ricchi di pathos, un vestire di incontrovertibile fascino, costruzioni così intimamente radicate nella cultura del Made in Italy e nella tradizione sartoriale del nostro Paese al punto da meritare di essere esposte anche nella prestigiosa Galleria del Costume di Firenze. Fondata nel 1983, è uno dei più importanti musei della moda del mondo perché contiene una collezione ricchissima che conta circa 6000 pezzi fra abiti antichi, costumi teatrali e cinematografici e accessori tutti di grande rilevanza documentaria.

Soprattutto Pola Cecchi ha inteso negli anni connotare la sua attività prestando particolare attenzione ai giovani emergenti e alla loro formazione, lanciando nel 2014 un bando di concorso internazionale a loro dedicato. Creato con l’intento di celebrare i 100 anni dalla nascita della madre, il Premio Giuliacarla Cecchi è divenuto un appuntamento annuale che seleziona 12 giovani stilisti scelti in tutto il mondo e i cui vincitori entrano a far parte di diritto del Sistema Copernicano della moda, una associazione culturale no profit nata per mano sua e destinata, a fianco del Premio Internazionale, alla valorizzazione dei giovani talenti.

“Mecenate? Non so se è la definizione giusta. Faccio questa attività perché mi piace e mi diverto! Da più di 50 anni ormai sono, come si dice, nei cenci. Ne avevo solo 15 anni quando andavo con la mamma a vedere le sfilate. Sono sempre stata nella moda e un po’ di competenze credo di averle acquisite ma, avendo una famiglia nella quale i figli fanno tutt’altro, se queste competenze non le trasmetto a qualcuno diventano inutili e si perdono. Da brava imprenditrice cerco dei ragazzi che abbiano voglia di rischiare per emergere, che siano motivati a sviluppare le proprie idee, li lascio il più possibile liberi di esprimersi e di diventare sé stessi sotto la guida di questa associazione che è il Sistema Copernicano, perché io credo che solo l’unione possa fare la forza.”

La terza edizione del Premio, svoltosi nella meravigliosa cornice di Palagio di Parte Guelfa lo scorso 13 novembre, è stata un trionfo di musica, moda e danza con gli abiti indossati dalle danzatrici della Scuola del Balletto di Toscana, dirette dalla coreografa Judith Vincent, che si muovevano sinuose tra il pubblico. I vincitori Simone Daneluzzo, Bhawna D’Anella e Claudia Piccini sono stati scelti tra un gruppo eterogeneo di giovani promettenti: dall’Indonesia Irene Antonius, da Dubai Niusha Sheikholeslami, da Singapore Subandi e poi gli italiani Martina Ghezzi, Simone La Bella, Marcella Lipani, Anna Patrini, Simone Bartolotta, Salvatore Martorana e Veronica Viadana. E’ seguita la presentazione delle capsule collections di Massimiliano Zumbo e Eros Razzi, i giovani stilisti vincitori delle due precedenti edizioni che oggi fanno parte del Sistema Copernicano. Infine, sulle suggestive note dei Carmina Burana, hanno danzato gli eleganti modelli creati da Pola Cecchi.

“Siamo nati artigiani e questa cosa non si può cambiare. L’industria muove da un altro concetto, da un’altra sensibilità. Che non è quella del pezzo unico, fatto a mano, esclusivo, è piuttosto investire tanto denaro in pubblicità e creare un marchio; a quel punto la gente compra la targa.”

L’artigiano non fa il vestito nel quale deve entrare la donna, l’artigiano fa proprio la donna creandole il vestito addosso. Ed è una cosa completamente diversa.

“Certo, ora l’industria del fast fashion distorce questa prospettiva. Il tutto pronto, tutto facile, fa diventare la parola “di moda” una parola brutta per l’artigiano. Perché un vestito non può essere soltanto“di moda”, anzi non deve, deve essere il vestito giusto per quella persona. Unico come lei.”

Desidero ringraziare la Signora Pola Cecchi per la cortese ospitalità riservatami e per il tempo dedicatomi – Sito webFacebook

Tutte le foto sono di Valerio Eliogabalo Torrisi

Presso la Galleria del Costume di Firenze con Pola Cecchi, Teresa Pasqui docente di moda all’università di Firenze e Caterina Chiarelli direttrice della Galleria

I vincitori della terza edizione del Premio Internazionale 
Giuliacarla Cecchi

L'abito di Simone Daneluzzo, primo classificato

L'abito di Bhawna D'Anella, seconda classificata

L'abito di Claudia Piccini, terza classificata

La capsule collection di Massimiliano Zumbo

La capsule collection di Eros Razzi

Le creazioni di Pola Cecchi

Le creazioni di Pola Cecchi

Le creazioni di Pola Cecchi

Io indossavo un abito appositamente realizzato per l'occasione da Massimiliano Zumbo

 

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