ALGARES, DESIGN E TRADIZIONE ARTIGIANA

La materia antica incontra il design contemporaneo come espressione univoca dello stesso afflato creativo. Una attitudine feconda che si fa forte della tradizione artigianale italiana e con essa esalta l’energia intrinseca dei materiali.

Architetto di professione, una fervida inventiva e una passione autentica per il design, Alba Gallizia è la fondatrice del marchio Algares, un contenitore aperto alla sperimentazione che accoglie suggestioni diverse, un incubatore di progetti differenti: gioielli, piccoli oggetti di arredamento quali tavolini, specchi, una serie di lampade e poi accessori come borse che attraverso un sistema di cinghie si trasformano in zaini da uomo e da donna.

“Tutto quello che sto facendo, seppur in ambiti contigui, fa parte dello stesso tipo di immaginazione, della stessa visione, perché secondo me un architetto, per essere un buon architetto, deve essere un visionario. I progetti li devi sognare di notte! Ed è ciò che a me capita quando sono impegnata in cose che mi piacciono molto.”

Il suo lavoro subisce la fascinazione dei grandi maestri-architetti del Novecento come Le Corbusier, Mies van der Rohe e Adolf Loos, e guarda alla scuola dei protagonisti dell’architettura italiana come Albini, Scarpa, Ponti, Gardella e Magistretti attivi nel periodo del dopoguerra, un momento di altissimo livello per l’architettura e il design del nostro Paese.

“Parlando del mio lavoro di architetto, il principio di Mies van der Rohe per cui “less is more” e il detto di E. N. Rogers “dal cucchiaio alla città” a significare che la figura dell’architetto deve essere in grado di occuparsi allo stesso modo di design, architettura e urbanistica sono per me elementi imprescindibili. Come Studio di architettura lavoriamo moltissimo sul progetto, sul dettaglio, siano stoffe, colori, pietre o marmi, privilegiando forme estremamente semplici che però nascono da una indagine approfondita e da uno studio delle proporzioni. Per esempio io uso tantissimo, disegnando, la sezione aurea.”

Dall’architettura al design lo stesso filo conduttore caratterizza una progettualità dilatata, sempre tesa all’ampliamento di sé stessa, un processo generativo che prende forma con uguale disinvoltura e inventiva tanto nella serie di oggetti di vetro realizzati per Ichendorf Milano – bicchieri, brocche, bottiglie – quanto nei gioielli frutto del lavoro di sapienti artigiani, esperti nel modellare con grandissima precisione materiali antichi.

“Negli ultimi tempi ho lavorato con artigiani straordinari ma il problema è che il mondo dell’artigianato di altissimo livello italiano è destinato a scomparire perché non ha sbocchi, perché molte volte gli artigiani sono chiusi nelle loro botteghe e non sono capaci di avere uno sguardo lungimirante. Perciò secondo me una opportunità potrebbe essere quella di unire il design alla tradizione artigiana per fare delle cose diverse. In quest’ottica il mio progetto Algares ha una aspirazione che va oltre il semplice gioiello. Significa trovare delle lavorazioni artigianali, o anche piccole lavorazioni industriali, che privilegino la qualità e su quelle sviluppare dei progetti di design. Ho iniziato con i gioielli, pensando che fosse la cosa meno complessa e nell’ottica di procedere lentamente, un passo alla volta.”

Tra i materiali d’elezione il cocciopesto e la filigrana, ma anche il bronzo, l’ottone, la pietra. Il primo utilizzato in architettura soprattutto per la realizzazione di pavimenti ha origini antichissime, venne importato in Italia dai Fenici e fu utilizzato tantissimo dai Romani per costruire strade e cisterne. La seconda, conosciuta anch’essa grazie ai Fenici e ai Greci, è stata fino agli anni ’80 molto lavorata nella zona del genovese. Materie diverse, tutte con una loro storia, utilizzate in modo non ortodosso. Tecniche di lavorazione tradizionali che incontrano forme innovative.

“Anche nei gioielli, come in tutte le cose che progetto, il principio del less is more, un tentativo costante di semplificazione. Partendo dalla formazione conseguita al Politecnico di Milano ho lavorato tantissimo per scremare, per trovare la mia strada e la mia sensibilità anche attraverso quelli che sono i miei amori nel campo dell’arte. Morandi per esempio, il primo artista che mi ha impressionato. Avrò avuto forse dieci anni quando ho incontrato la sua arte ma è stata una di quelle esperienze formative che sono rimaste impresse nel dna. Io penso che sia molto facile mettere tante cose, molto difficile invece togliere. Le cose più belle per me sono quelle dove c’è qualcuno che ha il coraggio di togliere, togliere, togliere. E non significa necessariamente minimalismo. Il minimalismo molte volte è una cosa un po’ perversa perché non è frutto di un vero lavoro di ricerca dell’essenziale e di scrematura ma ha più a che fare con l’immagine, con la moda, e spesso non ha dentro sé una vera elaborazione.”

Forze creative complementari restituiscono un lavoro che è come un insieme omogeneo e congruo di oggetti e materiali. Sintesi di un’estetica che dialoga con il contemporaneo. Espressione di una qualità che è saldamente ancorata ai valori del passato.

Desidero ingraziare per la cortese intervista Alba Gallizia, fondatrice di Algares – web siteFacebookInstagram

Foto di Elisabetta Brian  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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