Ieri sera (15 maggio), nella location di Ecooking World in Via Gaetano Giardino 3 a Milano, a due passi dal Duomo, il Team guidato da Luca Grechi, Private Wealth Advisor di Fideuram con trentennale esperienza nell’ambito della consulenza finanziaria, ha dedicato a un ristretto gruppo di invitati un evento sul tema dell’intelligenza artificiale applicata alle arti visive. Ospite della serata l’artista Alberto Maria Colombo (Milano, 1991), che lavorando a stretto contatto con lo chef Luigi Cassago ha proposto una serie di opere video a tema e un lavoro site specific, dal titolo MAG-IA (2025), realizzato per l’occasione.
Formatosi alla School of Visual Arts di New York, dopo gli esordi come fotografo nel campo della moda, Colombo inizia ad interessarsi all’AI a partire dal 2019, quando ancora lo strumento non era così utilizzato e le sue potenzialità non così esplorate.
Alberto, cosa ha determinato la tua scelta di passare dall’utilizzo di media più tradizionali, come la fotografia e il video, all’AI?
Approdato nell’industria della moda, dopo qualche anno ho cominciato a pensare che il mezzo fotografico avesse raggiunto il suo limite e trovavo per me stesso difficile adottare un linguaggio originale. Facevo delle belle foto, ma mi parevano irrilevanti nell’ottica di una mia evoluzione estetica. Ho sentito quindi la necessità di sperimentare altre tecniche e così ho scoperto l’AI sulla piattaforma Instagram, da profili di studiosi universitari che lavoravano a nuovi algoritmi. All’epoca era uno strumento ancora grezzo, ma mi affascinava e ho cominciato a pensare alle possibili applicazioni nella mia professione.

Di lì a poco infatti realizzi il primo di 4 progetti su commissione per la rivista Vogue Italia.
Thought Experiments (2020) è il primo esempio di AI applicata alla moda. Ho utilizzato l’algoritmo GAN (Generative Adversarial Networks), un programma di apprendimento in grado di mescolare e confrontare immagini diverse, in questo caso scatti di moda da me realizzati per Vogue, ottenendo un prodotto visivo originale. Da quel momento gli eventi si sono susseguiti abbastanza velocemente e sono iniziate le collaborazioni con brand di moda come Bulgari, Tod’s, Pomellato, Dolce & Gabbana. Il mio punto di forza è stato continuare a studiare insieme agli esperti dell’Università di Scienze Applicate di Colonia AI “private”, in altri termini algoritmi pensati in base alle mie necessità creative, che lavorano esclusivamente su data set miei personali, immagini di archivio o che realizzo in funzione dello specifico progetto, e che non violano in alcun modo le leggi sul copyright.
Dopo le prime sperimentazioni legate al fashion, hai però esteso l’applicazione dell’AI anche in ambito artistico, ragionando in particolare sul tema del corpo umano.
Sono molto interessato al concetto di trasformazione del corpo. E, in fondo, la moda mi ha sempre attratto perché la considero un mezzo per rappresentare la figura umana e le sue infinite possibilità di metamorfosi. Io credo che lo sviluppo della tecnologia non influenzi soltanto l’esito formale di un’opera, ma in qualche modo esercita un’influenza anche sul pensiero, offrendo stimoli inediti e diversi. Così ho cominciato a chiedermi: come posso utilizzare l’AI per lavorare sul corpo umano per trasformarlo e rappresentarlo in un modo nuovo?
Da questo interrogativo sono nati i due progetti, “Study of Female Body” e “Study of Facial Expressions”, che uniscono la componente reale con quella virtuale. Ce ne puoi parlare?
Muovendo da un data set di immagini private, che ho realizzato fotografando persone reali, ho creato delle animazioni in cui, tramite l’AI, il corpo viene costantemente modificato. Sono molto affezionato alla fusione di reale e artificiale e mi piace l’idea che il mio lavoro parta da immagini di persone in carne e ossa che dò poi “in pasto” all’AI. Un esempio è l’opera video in mostra al MUDEC Photo di Milano sino al 25 maggio, nell’ambito della collettiva “Deep Beauty. Il dubbio della bellezza” a cura di Denis Curti.
La fascinazione per il movimento del corpo deriva anche dalla tua passione per la danza, che hai praticato a livello professionistico.
La danza ha sicuramente determinato il mio legame con il corpo e con il movimento del corpo. Sicché, dopo le due serie che hai menzionato e che considero degli esperimenti tecnici arricchiti con accorgimenti estetici, ho deciso di portare un po’ più di anima all’interno del mio lavoro. Ho iniziato perciò a concepire delle opere in cui la trasformazione che l’AI genera sui corpi risente anche della mia esperienza nella danza. Il primo prodotto in tal senso l’ho creato su commissione per Dolce & Gabbana in occasione della grande retrospettiva “Dal Cuore alle Mani”, presentata lo scorso anno a Palazzo Reale di Milano, poi al Grand Palais di Parigi e adesso, dal 14 maggio al 13 agosto 2025, a Palazzo Esposizioni a Roma. Ho lavorato con un coreografo e due ballerini per ottenere una vera e propria coreografia. Dopo averla filmata, l’AI l’ha trasformata, modificando i corpi attraverso l’utilizzo di materiali, tessuti e disegni appartenenti all’archivio dei due stilisti.

L’opera site specific che hai prodotto per questo evento organizzato dal Team Grechi di Fideuram costituisce un ulteriore tassello della tua evoluzione artistica. Hai “ridato in pasto” all’AI, se così possiamo dire, il risultato di lavori già prodotti precedentemente muovendo da base reale. Cosa hai ottenuto?
Un’animazione che rappresenta una figura umana, che si muove in maniera fluida ma che non nasconde degli ovvi errori, dei glitch causati dalla stessa AI. Averli mantenuti, almeno in parte, mette in risalto questa sorta di imperfezione. Dal punto di vista più prettamente concettuale, ho voluto creare un soggetto che danza e che si evolve da una forma estremamente minimale, fatta di linee bidimensionali, a una forma più articolata, che entra nello spazio tridimensionale per continuare a trasformarsi in elementi diversi come l’acqua e il fuoco. Mi interessava esplorare il passaggio da vuoto a pieno e viceversa, in una sorta di loop circolare e continuo. Ne risultano movimenti anche impossibili, che le articolazioni di un ballerino reale non potrebbero sostenere, ma l’obiettivo era anche quello di produrre una coreografia non del tutto adatta al corpo umano. Accompagna l’opera il sound che ho appositamente concepito: una serie di suoni singoli (a volte analogici, a volte elettronici) generati con l’AI e che ho poi ricomposto sincronizzandoli alle immagini.
Concludendo, quali ritieni siano i vantaggi dell’utilizzo dell’AI in ambito creativo?L’AI ci permette di pensare in maniera diversa e di dare vita a qualcosa di originale. Penso che produrrà un’evoluzione importante nel mondo della creatività. Certo, come tutte le cose, dipende dal modo in cui verrà utilizzata, ma darà inizio a una rivoluzione professionale tale per cui si apriranno apriranno varchi per nuove tipologie di mestieri. Sono convinto che sia un’opportunità, non un pericolo.
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Cover story: Alberto Maria Colombo, MAG-IA, 2025, Still from video