Sino al 4 maggio, le sale storiche di Villa Sormani (Mariano Comense) ospitano Ciò che resta della luce, mostra personale dell’artista Ilaria Franza (Cantù, 1982) a cura del collettivo Campionario. Un percorso espositivo che, attraverso pittura e installazioni site-specific, accompagna il visitatore in un viaggio emotivo ed esperienziale tra i temi fondamentali della ricerca dell’artista.
Dopo aver conseguito la laurea all’Accademia delle Belle Arti di Brera, da dove ha inizio il suo percorso artistico e sperimentale, Franza lega la sua attività di pittrice anche al mondo del design e dell’arredamento, manifestando uno spiccato gusto per la ricerca e l’uso del colore.
Il progetto espositivo si apre con una sala che raccoglie – nell’interazione di elementi grafici e opera pittorica – il processo creativo dell’autrice: ogni opera è un giorno di sole, un dialogo serrato tra cielo e acque, dove la tela diventa sismografo sensibile di ogni minima variazione ambientale e l’artista deve continuamente venire a patti con quanto supera la sua volontà. Ed è proprio in questa essenzialità che ritroviamo la ricchezza di un percorso universale capace di parlare a chiunque lo sappia ascoltare. L’orizzonte aperto da Franza è il nostro orizzonte, quello di tutte le nostre vite, dove a volte può capitare che desiderio e destino si diano la mano mentre altre volte è il caso a farla da padrone. Tra alba e tramonto si raccolgono infinite sfumature di luce: possibilità e promesse, paure e sconfitte.

Entrando nel secondo ambiente si incontra una metafora sugli ostacoli che si possono incontrare nel corso della vita: contrattempi, difficoltà, facilitazioni, tragedie, gioie, dipendenze, successo… tutto quello che di inaspettato può accadere. L’installazione si sviluppa nello spazio come un campo emotivo tridimensionale. Così come l’artista gestisce le condizioni climatiche durante la creazione delle opere, così il visitatore è invitato a gestire, spostare, oltrepassare i volumi tondi per arrivare al termine della stanza. Una frase ci introduce all’ingresso: “Non siamo definiti dai problemi che abbiamo, ma da come scegliamo di camminare accanto a loro”.
Proseguendo nella terza stanza troviamo un dialogo serrato tra due istallazioni. Da una parte il tempo agisce sulla tela colorandola lentamente, portando l’osservatore a percepire il fluire universale come un processo lento e incessante di assorbimento e trasformazione. Ogni centimetro che il colore risale nel tessuto racconta un lento ma continuo divenire; dialogo silenzioso tra presente e memoria. Dall’altra, una grande tela inclinata diventa il luogo di una trasformazione continua. Su di essa flebo lasciano scivolare lentamente colore verso il basso, creando un disegno in divenire. La forza di gravità agisce come una mano invisibile, lasciando che il colore prenda forma, diffondendo un’energia che si rinnova costantemente.A connettere le due installazioni una citazione di Albert Einstein su tempo e spazio.
L’ultima sala raccoglie una selezione di opere di grande formato realizzate dal 2016 al 2024. Fanno da cornice 3 strutture che sostengono trasparenza e movimento di leggerissimi teli stampati, creando una sovrapposizione dinamica di forme e colori.

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Cover story: Ilaria Franza, Ciò che resta della luce, Installation view, Villa Sormani 26 aprile – 4 maggio 2025, Ph. Lorenzo Pennati