ANTONELLA BENANZATO, CREACTIVITY

Una pratica artistica che muove da una ricerca spirituale, che trascende il puro senso estetico e si addentra in stati non ordinari di coscienza in cui la composizione e il processo creativo avvengono in una sorta di ipnosi meditativa. Teorie del caos, colori, vibrazioni e musica esplodono un prodotto artistico che non è mai a-prioristico, mai codificato. Il colore, libero, nella pienezza della sua espressione, trasforma l’idea in intenzione e la stessa in atto, quindi in azione creativa. E da qui il gioco di parole Creativity-Activity, titolo dell’evento performance dell’artista Antonella Benanzato, svoltosi il 12 marzo scorso al FAC (Fusion Art Center) di Padova, curato da Enrica Feltracco e Giulia Granzotto.

Di professione giornalista, corrispondente dal Veneto dell’agenzia di stampa nazionale Askanews, Antonella dipinge e compone da sempre, da quando era bambina. “Mi sono sempre espressa attraverso la musica e il disegno. Suono da quando avevo 4 anni, da quando raccontavo le mie storie, le disegnavo e poi le musicavo perché per me musica, colore e immagine sono sempre state un tutt’uno inscindibile.”

Ogni immagine, ogni colore ha un suono per me, perfino quando conosco le persone le percepisco musicalmente, ne percepisco la tonalità, gli accenti e i colori; è così da sempre, è un fenomeno che viene diagnosticato come sinestesia.

“Il processo sinestetico è qualcosa di attinente alla sfera strettamente personale perché il vissuto di ciascuno, come spiega bene la neuroscienza, influenza profondamente il riferimento cromatico e, di conseguenza, la tonalità musicale.”

Le opere pittoriche esposte si trasformano in una partitura, vengono suonate come fossero note di uno spartito musicale e compongono una sinfonia dettata dall’inconscio che scaturisce da una rivelazione interiore. E a un processo creativo se ne aggiunge uno ulteriore, quello delle persone che si fanno musica e colore anch’esse.

“Nel corso della performance-installazione sono state coinvolte non solo le mie opere pittoriche, ma anche il suono che esse emettevano, un suono ricreato e riverberato dalla presenza del pubblico, parte attiva di questo processo.”

Tutto quello che ho suonato è stato il frutto della visione delle mie opere e della visione che ha avuto il pubblico delle mie opere, fluito poi in un unico e omogeneo stato di coscienza collettivo che ha prodotto l’espressione artistica.

Si intrecciano i sensi, si annodano e si slegano al ritmo incalzante di note cromatiche. Riecheggia libero il colore in attesa che il cervello lo afferri per farne sistema, per costruire architettura. Ecco allora che le tinte accese del rosso, del blu, del giallo ritornano geometria solida in forma di pittura. Le note di nuovo geometria liquida in forma di musica. Il pensiero geometria gassosa che, dopo aver dato struttura all’idea, permea la creazione, attraversa il colore e lo potenzia del concetto. In una danza partecipe delle tonalità dell’universo.

Desidero ringraziare per la cortese intervista Antonella Benanzato (InstagramTwitter).  Le sue opere rimarranno esposte al FAC di Padova fino al 26 marzo 2016.

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