INGE MORATH – La vita. La fotografia

A Treviso Casa dei Carraresi dedica un’ampia retrospettiva alla fotografa Inge Morath, la prima donna entrata a far parte del gruppo, all’epoca tutto maschile, della celebre agenzia fotografica Magnum Photos.

Curata da Brigitte Blüml-Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, la mostra presenta 150 fotografie e decine di documenti riferiti al lavoro di questa grande autrice, passata impropriamente agli onori della cronaca per aver sostituito Marilyn Monroe nel cuore dello scrittore Arthur Miller – conosciuto sul set della pellicola hollywoodiana “The Misfits” – eppure fine intellettuale e fotografa oltremodo sensibile che ha saputo tradurre in immagini le porzioni di mondo che ha visitato, oltre che i volti dei celebri scrittori, pittori e poeti che ha frequentato.

ISRAEL. Jerusalem. 1958. Inge Morath, Austrian photographer. Self-portrait.

Inge Morath, Autoscatto, Gerusalemme, 1958

E’ un progetto espositivo che vuole descrivere, nel dettaglio e per la prima volta in Italia, la straordinaria vita di questa fotografa” dichiara il curatore Marco Minuz. “Una donna dalle scelte coraggiose, emancipata, che ha saputo nella fotografia inserirci la sua sensibilità verso l’essere umano.” 

Non si può comprendere appieno il lavoro della Morath senza immedesimasi nella sua esistenza, nelle sue passioni, nella sua inesauribile curiosità e nel suo amore per i viaggi. Mai affrontati con leggerezza ma sempre preparati meticolosamente, nei più piccoli dettagli, studiando la lingua, gli usi e i costumi delle popolazioni e dei luoghi presso i quali si recava.

USSR. Piatnika. Five horse sleigh on a stud farm 40 miles west of Moscow. 1965.

Inge Morath, Slitta con cinque cavalli a 40 chilometri a ovest di Mosca, Russia, 1965

Nei suoi primi anni di attività alla Magnum, la collaborazione con fotografi come Ernst Haas e Henri Cartier-Bresson, suo mentore, le faranno rivolgere l’attenzione ai frammenti di quotidianità, immagini intime e soggettive costruite intorno all’unico vero filo conduttore di una poetica che obbediva al principio per il quale: “la fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore.” Non è un caso che la “sua” Venezia, così come emerge dal reportage del 1955, sia quella dei luoghi meno frequentati, quella dei quartieri popolari, quella inscritta nelle espressioni della gente che nella città lagunare vive e lavora.

Particolarmente interessata a fotografare in Paesi in cui una nuova tradizione emerge da una antica, nel 1956 su incarico della rivista “Holiday” si reca in Iran realizzando un’estesa documentazione fotografica. Muovendosi all’interno della dimensione femminile riesce a esplorare l’equilibrio tra il vecchio e il nuovo, analizzando le trasformazioni conseguenti al moderno processo di industrializzazione.

La Romania, la Russia, la Cina, la Francia, l’Austria, il Regno Unito sono tutti luoghi desiderati, esplorati e restituiti in immagini che offrono uno spaccato della vita che lì si svolge: quella del Danubio fino alla sua foce, quella degli artisti e intellettuali sovietici o quella che anima la città di Pechino e i suoi dintorni. Fino ad arrivare a New York, città importantissima per questa artista, teatro della celebre fotografia che ritrae il lama che esce dal finestrino di un taxi, parte di un più ampio progetto dedicato agli animali impegnati nei set cinematografici.

Tutti luoghi di una indagine fotografica che cambiando di  geografia non cambia di segno, ma rimane fedele ai suoi occhi, fedele a una visione personale e specifica del mondo che le fa dire: “Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima.”

USA. New York City. 1957. A Llama in Times Square.

Inge Morath, Un lama a Times Square, New York, 1957

Essendo stata sempre più attratta dall’elemento umano che dall’astratto e con la predisposizione d’animo di chi sa accoglie la realtà nella sua molteplicità, Inge Morath ha dedicato una consistente parte del suo lavoro al tema dei ritratti. Giacometti, Picasso, Neruda, Roth, lo stesso Miller e una meravigliosa Marilyn Monroe che esegue passi di danza all’ombra di un albero – foto scattata sul set del film “Gli Spostati” del 1960 dove conobbe suo marito che all’epoca era sposato con l’attrice americana – si alternano a persone comuni incontrate durante i suoi reportage. Una scenografia dell’altro – degli altri – affidata a una registrazione intima e vitale.

Ho amato la gente. Mi hanno permesso di fotografarli, ma anche loro volevano che li ascoltassi, per dirmi quello che sapevano. Così abbiamo raccontato la loro storia insieme.

MEXICO. Durango. 1959. Actress Audrey HEPBURN during filming of "The Unforgiven," directed by John Huston.

Inge Morath, Audrey Hepburn sul set di "Unforgiven", Messico, 1959

USA. Untitled. (from the Mask Series with Saul Steinberg), 1962.  Photograph by Inge Morath/MAGNUM PHOTOS. Mask by Saul Steinberg © The Saul Steinberg Foundation/ARS, NY

Inge Morath, senza titolo (dalla serie delle maschere di Saul Steinberg), 1961

GB. ENGLAND. London. Publisher Eveleigh NASH at Buckingham Palace Mall. 1953.

 Inge Morath, Eveleigh NASH a Buckingham Palace, Londra, 1953
In copertina: Inge Morath, Marylin Monroe sul set di "Misfits", Nevada, 1960

Inge Morath – La vita. La fotografia.

Treviso, Casa dei Carraresi  fino al 9 giugno 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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