KRIZIA, FATTORE K

Krizia lancia il suo Fattore K, un fattore legato alla dialettica della mescolanza quale cifra distintiva della maison milanese. In vetrina, nella celebre boutique di Via della Spiga, non solo la moda con la nuova collezione A/I 2017-18 ma anche un excursus nella storia dell’arte che prende forma attraverso la giustapposizione dell’opera di Vincenzo Agnetti Frammento della Tavola di Dario tradotta in tutte le lingue, 1973, per gentile concessione di Archivio Vincenzo Agnetti e Osart Gallery, e quella dell’artista iraniana Nazgol Ansarinia Pillar, 2016 per gentile concessione di Galleria Raffaella Cortese – Collezione Privata.

Vincenzo Agnetti “Frammento della Tavola di Dario tradotta in tutte le lingue”, 1973 - Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti & Osart Gallery

Nazgol Ansarinia “Pillar”, 2016 - Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Private Collection

Uno scambio vicendevole tra modernità occidentale e contemporaneità internazionale, tra polarità che non si escludono anzi che vengono esaltate dalla logica della sperimentazione e dell’associazione, in uno spazio non solo deputato alla vendita ma orientato a un dialogo di più ampio respiro con la città frutto dell’intuizione del direttore artistico di Krizia Cristiano Seganfreddo. 

Cristiano Seganfreddo, Direttore Artistico di Krizia

“La contaminazione moda – arte deriva dalla natura di questo band storico che aveva un atteggiamento quasi randomico rispetto alle relazioni con territori altri come l’arte, il design, la musica, il teatro e il cinema. Diventava per me molto interessante riprendere quello spirito per certi versi destrutturato, più instabile, di una programmazione non programmazione, tant’è che ho riaperto lo spazio storico di Via Manin e lì sono successe tante cose tra cui la nascita del Fuorisalone. Questa è una dimensione continua di relazione in cui è possibile costruire dei piccoli cameo, piccoli cortocircuiti in un luogo in cui passano migliaia di persone. Un modo per creare anche degli incontri con un pubblico diverso da quello delle fiere che è più tecnico, più di settore, fatto prevalentemente di collezionisti. Nascono insomma in questa vetrina tante cose inaspettate, piccole continue sperimentazioni.”

Alla base di questo processo l’idea di decontestualizzare e liberare le opere d’arte sottraendole ai loro contesti naturali, ai musei e alle gallerie per esempio, mettendole sulla strada, in vetrina, a disposizione di un pubblico enorme e variegato. Uno spirito di apertura che spiega molto bene Riccarda Mandrini, giornalista e storica dell’arte che ha curato le vetrine.

Riccarda Mandrini, giornalista e storica dell'arte - curatrice delle vetrine 

“Ho accolto con molto entusiasmo la proposta di Cristiano Seganfreddo e immediatamente il pensiero è andato a Nazgol Ansarinia. Cercavo qualcosa di molto forte da mettere insieme e la scelta è ricaduta su Vincenzo Agnetti la cui mostra a Palazzo Reale “Agnetti, a cent’anni da adesso” si svolgeva proprio nello stesso periodo. Sono lavori difficili per certi aspetti, non immediati, necessitano di un approfondimento e quindi bisogna essere un po’ curiosi e avere il desiderio di fare un po’ di ricerca per comprenderli. Ma dialogano molto bene insieme. L’idea che ci piaceva era quella di comunicare con persone di cultura, religione e colore diversi non solo attraverso la storicità di questo marchio che è Krizia, fortemente radicato nella tradizione italiana eppure così libero e innovativo, ma anche attraverso un progetto a contenuto artistico.”

L’opera di Agnetti, antesignano dell’arte concettuale italiana la cui ricerca non ha mai smesso di mettere in stretta correlazione parola e codice, convive con un lavoro recente dell’iraniana Ansarinia che sviluppa la sua indagine artistica prendendo in esame oggetti di uso comune ed esperienze tratte dalla quotidianità per metterli criticamente in relazione con il contesto socio-economico di Teheran.

Da sinistra: Raffaella Cortese e Germana Agnetti

Commenta Germana Agnetti: “In qualche modo le due opere sono assolutamente complementari e anche dal punto di vista visivo si compenetrano. Quella di mio padre è una scultura antica nella quale è applicato un linguaggio di tipo universale, quest’altra invece è una scultura antica nella quale è applicato il linguaggio contemporaneo della costituzione dell’Iran.” E aggiunge Raffaella Cortese:“C’è sicuramente un linguaggio comune e una capacità di dialogo che probabilmente andrà sempre più strutturata. Ma la cosa davvero interessante è la possibilità di mettere a confronto ed esporre artisti forti, che adottano dei linguaggi forti e che possono dire delle cose importanti al nostro presente.”

Andrea Sirio Ortolani, owner di Osart Gallery e Daniela Palazzoli

Quello che si è inaugurato lo scorso 24 ottobre a Milano è il primo di una serie di appuntamenti strutturati che, grazie al Fattore K, cifra operativa del marchio negli eventi, vedrà protagonisti nei prossimi mesi autori di grande livello quali l’autorevole Kimsooja, l’artista del Mali Abdoulaye Konaté e il giovane cinese He Wei. Un fattore attivo ed enzimatico che sprigiona tutta la sua potenza espressiva nella creazione di un “non luogo”, di un altrove inteso come spazio ibrido aperto alla contaminazione.

Foto di Elisabetta Brian

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