LA RIVOLUZIONE GENTILE DI LOREDANA GALANTE

Loredana Galante (Genova, 1970) è la protagonista, insieme a Irene Balia (Iglesias, 1985), della mostra «Millennium Gardens» che la Galleria Area\B di Milano presenta dal 9 marzo al 5 maggio 2023. La doppia personale, curata da Alessandra Redaelli, mette in dialogo due artiste la cui produzione è accomunata da trame e sovrapposizioni: da una parte i ricami e le stratificazioni di tessuto su cui opera Loredana Galante, dall’altra l’affastellarsi di intrecci pittorici e piani narrativi delle tele – diverse delle quali inedite – di Irene Balia.

Francesca Interlenghi: Vorrei cominciare dall’inizio, esplorando la tua pratica multidisciplinare. Tu infatti lavori con diversi media: l’installazione, la performance, la pittura e la forma laboratoriale. Come dialogano tra loro questi linguaggi? E come avviene l’accordo tra il messaggio che vuoi comunicare e lo strumento che scegli per farlo?

Loredana Galante: Ultimamente mi capita di dire che vivo l’ossimoro di una libertà autorizzata. Intendo che mi avvalgo, appunto, di differenti media ma che li ho esplorati nel corso degli anni “autorizzata” da un’esperienza, un premio, un corso. Ogni supporto rappresenta un’affezione ed al contempo una declinazione. Questa complessità formale incontra chi intravede nel mio lavoro la sua dimensione galantizzante, l’attrazione per uno sforzo di coerenza che va al di là degli spazi istituzionali, ma che è il senso che cerco di portarmi appresso anche quando sono sola con il mio Respiro. Ogni esperienza espositiva o ogni allestimento arricchisce il mio catalogo delle cose fatte di una nuova lettura, di uno sguardo da un’angolazione diversa. L’aspetto inclusivo e fortemente relazionale del mio lavoro e della mia personalità mi ha portato a pensare ad azioni, performance che coinvolgono, accudiscono, confortano. Durante i laboratori si esperisce la potenzialità trasformativa dell’operare creativo. Gli oggetti, i titoli, i contesti e a volte anche i criteri di trasporto mi suggeriscono cosa usare. I materiali, le tecniche sono supporti e veicoli. Scelgo quello che mi sembra più adatto o che s’impone da solo con la sua vitalità.

La mia preferenza è comporre con i miei lavori eterogenei un posto in cui si possa entrare e stare, così come recentemente mi è stata data la possibilità di fare durante Connexxion, il Festival diffuso di arte contemporanea ideato e curato da Livia Savorelli per la città di Savona. Nei due appuntamenti dedicatimi, gli allestimenti sono diventati i setting per le mia azioni Relazionali: Il Dettato Rivoluzionario e In buone mani, atto III: sentirsi a proprio agio. Ci sono luoghi in cui provare fiducia, abbassare la guardia, sentirsi accettati e com-presi. Ci sono luoghi che sono persone. Io cerco di essere quel luogo.

 Intarsio III, 2021, tessuto di sfrido cm 80x100 cm

© Loredana Galante, Intarsio III, 2021, tessuto di sfrido, 80 x 100 cm

Francesca: La tua ricerca riabilita la gentilezza, termine un po’ desueto mi verrebbe da dire. Una nobiltà sia ereditaria sia (secondo l’interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti. Come si traduce nel tuo lavoro? 

Loredana: Ho scritto un Manifesto della mia Rivoluzione Gentile, una sorta di vademecum di cura e di attenzione con qualche considerazione che è senz’altro il frutto di Esercizio. Sono sedici anni che pratico la meditazione ogni giorno, che cerco di sgrossare la materia di cui sono composta, allenare lo sguardo, scegliere le parole per piastrellare le mie creuze. Il percorso triennale di counseling sistemico relazionale mi ha dato altri strumenti, ma ogni giorno si tratta di lucidare lo specchio, di scavare per trovare le proprie risorse, di appartarsi ed ascoltare, di rallentare, di scegliere dei libri o dei “buoni amici”. Se me lo concedi incollo qui il mio manifesto. Mi sembra la risposta più esaustiva.

Loredana Galante, Cappelli da signora, 2008. Cappelli, dipinti floreali con inserti materici e cornici dorate (34x37x7,5 cm)

© Loredana Galante, Cappelli da signora, 2008, Cappelli, dipinti floreali con inserti materici e cornici dorate 34 x 37 x 7,5 cm

La Rivoluzione Gentile di Loredana Galante

Cos’è una Rivoluzione? Un sovvertimento, uno sconvolgimento da mettere in atto repentinamente e bruscamente o anche un intento di coerenza e di sforzi reiterati per immettere nell’ambiente una, seppur piccola, particella di cambiamento.

Da dove comincio la mia Rivoluzione Gentile? Dal contemplare i fili d’erba senza strapparli, dal sanificare i miei pensieri prima di dare loro il via libera, sentirmi parte di un unicum a cui partecipare con la mia versione migliore, “non lesinare la mia vita”, compiere offerte, coltivare nel silenzio la gratitudine, non sprecare, farsi carico della propria ed altrui vulnerabilità…

La Gentilezza la coniugo e la alleno in tutta la sua gratuità. Frutto di un’inclinazione esistenziale all’abbondanza, alla condivisione, agli occhi umidi . Un’inclinazione che innesca un meccanismo di reciprocità, che si autoalimenta.

Le cause della Rivoluzione Gentile hanno effetti immediati ed effetti latenti i cui petali si schiuderanno a tempo debito. Per arruolarsi tra i requisiti sono importanti la fiducia e la pazienza.

La Gentilezza è démodé e troppo poco sensazionalistica per essere notata in fabbriche cacofoniche ed  accelerate, ma c’è chi la pratica. La corazza in dotazione è minima, permeabile, fragile. Ci vuole tempo per assimilare, accogliere, ricucire, rammendare strappi e ferite ma anche per ammirare il disegno fatto con il filo di parole scelte, scenari rassicuranti, costellazioni sentimentali. È traguardo indicatore di serenità e di piacere di vivere. È per questo che è così difficile. È necessario uscire dal clima di carestia, spogliarsi di paure per muoversi leggeri alla costruzione di un sentire comune, un edificio instabile costruito sulle sabbie delle nostre incoerenze e dei nostri sospetti che va rinforzato, puntellato, presidiato giorno e notte restando svegli ed disposti ad ascoltare.

Intarsio II, 2021, tessuto di sfrido cm 80x100 cm

© Loredana Galante, Intarsio II, 2021, tessuto di sfrido,  80 x 100 cm

Francesca: In questa mostra “Millennium Gardens” sei presente con i ricami – le tende delicatamente ornate e i preziosi intarsi – dai tratti sottili e i colori tenui. Mi puoi parlare delle opere che compongono questo progetto espositivo?

Loredana: Le tende con figure femminili, che poi avrebbero preso il nome di Portatrici, così come le aveva battezzate la curatrice Nadia Stefanel, le ho iniziate durante il primo lockdown. Nel frattempo ho vinto il premio residenza Arteamcup 2019 presso la Fondazione Dino Zoli annessa all’azienda Dino Zoli Textile. Nei mesi successivi, tra Forlì ed il mio buen ritiro a Camogli, ho lavorato alle altre Portatrici ed ai Tableaux. Le Portatrici sono figure femminili fatte di ricamo e vestite di tessuto che si muovono come allieve di Cunningham o di Martha Graham. Alcune sono ibride: centaura e sirena. Tutte sono armate delle  migliori  intenzioni e “portano” la Grazia.

Per i Tableaux ho progettato una texture, un disegno composito che richiami le vasche d’acqua, gli hamman. La struttura compositiva è concepita come l’affiancarsi di piastrelle scompagnate, i cui soggetti e decori evocano gli azulejos, le ceramiche fiamminghe, le piastrelle delle moschee iraniane. In queste Tales si leggono appunti iconografici di viaggi e l’intenzione di comporre una trama inclusiva di riferimenti riconoscibili, arabesque di una identità epistemica. Sono dieci stampe con un complesso lavoro di raccolta e disegni per crearne la matrice. Stampate in esemplari unici con la predominanza del blu, li ho ricamati con punti di filo argento e rosso. Alla Fondazione Dino Zoli i dieci Tableaux erano stati allestiti a formare una piscina di tre metri per due dal titolo Come acque versate che ha contenuto le strisce de La Rivoluzione Gentile arrivate da tutta l’Italia.

Alla mostra Millenium Gardens saranno presenti anche gli Intarsi fatti con materiale di sfrido, appena tornati da Fiber Storming, una bellissima mostra di fiber art curata da Barbara Pavan all’ex Ateneo di Bergamo. Mentre nelle Portatrici per il supporto ho usato vecchie tende, gli Intarsi uniscono sfridi colorati e ricami per un effetto più materico e spesso, che richiama arazzi e tappeti. Ci saranno anche un paio di dipinti, piccola delegazione di un altro mio aspetto produttivo. Il catalogo edito da Vanilla edizioni raccoglierà tutte le scelte fatte per questo progetto ed il testo critico della curatrice Alessandra Redaelli.

Tableaux, 2020-2021, stampa su tessuto e ricamo, cm 80x100.jpg

© Loredana Galante, Tableaux, 2020-2021, stampa su tessuto e ricamo, 80 x 100 cm

Francesca: Ma ci sono anche materiali e oggetti che testimoniano una quotidianità quasi remota, un senso di casa vagamente retrò, che mi fa tornare alla mente i versi di Gozzano: […] Antica suppellettile forbita! / Armadi immensi pieni di lenzuola / che tu rammenti paziente … Avita / semplicità che l’anima consola […] (La Signorina Felicita ovvero La Felicità). E’ possibile trasferire in opere tutto un mondo? Se si, come ci riesci?

Loredana: Se riesco a galantizzare un mondo intero? Non so, ma senz’altro ci provo. Catalogo, processo, comprendo, cerco risposte e soluzioni con il mio operato. È senz’altro il modo che conosco di stare al mondo, la modalità di decodifica e di crescita, la manifestazione tangibile della mia intenzione contributiva. Con la Galleria Area B e la curatrice Alessandra Redaelli sono stati scelti dei lavori appartenenti a periodi diversi ed abbiamo composto un racconto, senz’altro Sweetly Ordinary e un po’ demodè, come me. Allora si troveranno i Cappelli da Signora, i Feticci Sentimentali, la gabbietta Riflessi Vaghi con i salottini, il piccolo Guardaroba e ammiccanti e seducenti Orchidee. Il tutto si concede, senza opporsi, alla verità di ognuno, più o meno disincantata. Se si accetta un consiglio, il mio è quello di meravigliarsi alle storie di tutti che combaciano, in fondo, come un disegno ed il suo lucido, affreschi con differenti tonalità della stessa sinopia.

È abbastanza frequente che ci siano dei rituali di consegna, mi affidino delle cose orfane, accettino che io mi occupi di ricordare, catalogare, mi raccontino storie e mi svelino segreti. Il centrino, espulso dalle case, scaduto al gusto sociale, l’ho riammesso e riabilitato nei miei disegni, nei miei pattern e nei Ragni Tessitori che mi hanno accompagnata per varie tappe, dalla mostra antologica istituzionale alla Gam di Genova fino al Macro di Roma. E trame ancora tesseremo insieme ma, a questo giro, rimarranno nelle tane del To be Kind (il mio studio).

Innamorata degli oggetti, ceramiche di affezione dei cui  incidenti conservo i cocci, faccio incursione  anche nei miei ricordi famigliari:

lo scheletro che mi tiene in piedi, la festa del nostro stare insieme, il mio castello, la nostra normalità, che assomiglia a quella di tutti, difesa, onorata e conservata come straordinaria.  

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Una veduta della mostra Millennium Gardens di Irene Balia e Loredana Galante, Galleria Area\B, Milano, marzo 2023

Francesca: Tornando al ricamo e all’opera “Le Portatrici” (2020) in particolare, si potrebbe parlare – anche guardando alle esperienze artistiche del passato – di una tendenza tipicamente femminile a trasformare il linguaggio in tessile. Forse una prova dell’incontro della donna con il suo mito: il filo delle Parche, di Arianna, o quello di Aracne. Di quali significazioni si colora nella tua pratica?

Loredana: Il ricamo, il disegnare con il filo è il mio tempo lento. Senza velleità di virtuosismo tecnico che non governo, è il supporto di un’intenzione, ha la grazia e la ripetizione di una preghiera. L’azione stessa del cucire, rammendare incarna la sua eloquente metafora. I segreti, gli incantesimi, le lingue nascoste nei secoli nei ricami, gli amuleti, le Rivoluzioni. Ci sono libri in cui perdersi che raccontano di battaglie a colpi di ago, di resistenze tra le pieghe del tessuto. Ma anche le speranze racchiuse in un corredo… Il mio primo ricamo l’ho fatto a Palazzo Real Monte Manso di Scala nell’ambito dell’Art Performing Festival di Napoli. Per E servono… ci siamo riuniti intorno ad una tovaglia, donne e uomini, capaci e non capaci, a ricamare la frase tratta dal libro Tenerezza di Isabella Guanzini, che mi ha folgorato:

E servono mani ancora capaci di ricamare carezze e di sfiorare, leggere, gli orli e le pieghe delle tante vite in gioco.

Loredana Galante, Le Portatrici, 2020. Ricamo e tessuto su tende antiche (174x62 cm) - PARTICOLARE

© Loredana Galante, Le Portatrici, 2020, Ricamo e tessuto su tende antiche 174 x 62 cm, particolare 

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MILLENNIUM GARDENS, Loredana Galante e Irene Balia

a cura di Alessandra Redaelli

Galleria Area\B – Milano, Via Passo Buole 3

10 marzo – 5 maggio 2023

Inaugurazione: giovedì 9 marzo, ore 18.30

Cover story: © Loredana Galante, Tableaux, 2020-2021, stampa su tessuto e ricamo, 80 x 100 cm

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