MARC POINT, THE OLD DREAM

All’edizione appena conclusasi di Pitti Uomo, T-Michael – designer conosciuto per l’innovazione nelle sue creazioni bespoke – ha presentato il progetto 5 CURATORS/ ONE SPACE: uno spazio curato da cinque fashion insiders che attraverso le proposte di nove brand differenti ha offerto una riflessione sullo zeitgeist dello stile contemporaneo. Un hub creativo che ha visto tra i suoi protagonisti lo stilista Marc Point insieme a Gerold Brenner in veste di suo curatore.

“Per la prima volta a Pitti perché il percorso che ho intrapreso, dal punto di vista stilistico, va sempre più nella direzione del tailoring e sempre meno nella direzione dell’avant-garde. Tant’è che ho coniato appositamente il termine retro-avantgarde per definirlo. Le forme rimangono quelle comode e confortevoli che sostanzialmente amo ma il comfort adesso si sposta anche sui tessuti che sono molto meno corposi e rigidi del solito. Un progetto curato da Gerold Brenner e che porta il mio nome, il marchio Marc Point Design, sia perché c’è un certo interesse intorno alla mia figura sia perché la collezione mi rappresenta molto.”

Quello di Marc Point è un vecchio sogno la cui libertà affascina. E’ una bicicletta senza freni che va, incurante, su strade segrete. E’ il sogno, e la sua forza, avvolto in lane morbide e imbottite eppure leggerissime, quasi eteree, e calde. E’ la poesia di tessuti sporcati con lavaggi particolari, del denim mischiato con le fibre naturali, dei bottoni di legno e delle vecchie catene porta orologio. Di panciotti, di coppole, di camicie a taglio vivo e di pantaloni tenuti da bretelle. E’ il ritmo concatenato di tutti questi elementi insieme che sono come versi e che dicono di un desiderio a cui aggrapparsi, qualcosa da tenere stretto in fondo al cuore e con il quale invecchiare.

“E’ nata dalla suggestione di una storia questa collezione. Pedalata forte, pedalata lenta, un colpo di pedale dopo l’altro a raccontare la vita di quest’uomo che si sveglia il mattino presto e inizia la giornata indossando il denim per andare a lavorare. Lo stesso uomo che dopo il lavoro trascorre il tempo con gli amici in osteria sognando di cambiare una vita che invece non cambierà mai. Invecchiando insieme agli altri e insieme ai suoi sogni destinati, un giorno, a svanire. A spezzare la routine i grandi momenti di festa della domenica: quando va a ballare e c’è la sua donna e una timida illusione di felicità, attimi in cui crede di aver raggiunto i suoi obiettivi. Infine il ritorno alla vita di sempre, di nuovo dentro gli abiti in denim, in un percorso circolare che è sintesi e metafora del ciclo della vita. Di una vita passata in bicicletta.”

L’andare lento del ciclista nella fatica. La gioia, malgrado le difficoltà. L’impressione di leggerezza nel movimento alternato delle ginocchia destra-sinistra, simile al battito d’ali di una farfalla. Il mondo di Mustache Cycles e la sua fascinazione, quella di un tempo andato, che fa riferimento agli inizi del Novecento, e tutti i suoi stimoli e tutte le sue emozioni. L’asprezza. E la dolcezza. Una mescolanza di sollecitazioni che traducendosi in abiti sa combinare il gusto di una volta con il pensiero contemporaneo. Un guardare indietro per guardare avanti che sempre trova un punto di bilanciamento armonico nell’impulso creativo che viene dal cuore.

“Tutte le mie collezioni nascono sull’onda dello stato emotivo che vivo nel momento in cui le progetto. Da quelle emozioni e dal mio amore viscerale per tutto ciò che è passato, perché io credo che nel passato ci siano così tanti valori e così tante cose sane che abbiamo dimenticato e che dovremmo invece riprendere aggrappandoci a esse per creare un futuro migliore. Ecco, io dico sempre che ho un piede di qua e uno di là. Se vedo una vecchia giacca mi piace ma ho bisogno di renderla attuale, di contestualizzarla nel presente e questo probabilmente mi permette di stare in equilibrio, anche nella costruzione del prodotto, tra quello che era ieri e quello che è oggi.”

Desidero ringraziare per la cortese intervista Marc Point – FacebookInstagram 

Foto di Elisabetta Brian

 

Comments are closed.