OSART GALLERY, FLYING WORDS

Dal 20 ottobre al 23 dicembre 2022, Osart Gallery presenta “Flying Words”, una collettiva dedicata a cinque importanti artisti del contemporaneo – Vincenzo Agnetti, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Emilio Isgrò e Maria Lai – che hanno varcato le soglie della parola per dar luogo a fascicoli sperimentali che toccano da sempre il nervo dell’attualità.

La mostra, a cura di Antonello Tolve, presenta opere datate dalla fine degli anni Sessanta in avanti di alcune figure cruciali nel panorama delle ricerche verbovisuali. «Cinque modalità» scrive il curatore «in cui le parole volano appunto, mostrano pluralità di sensi, si spingono oltre il recinto della pagina bianca – quella su cui già Mallarmé si muoveva felice con il suo coup de dés (1897) – con lo scopo di concepire un brillante universo di relazioni, un confronto continuo tra due sistemi simbolici, tra le peculiarità grafiche del segno linguistico e trame di un paesaggio iconico in continuo divenire».

Flying Words, Osart Gallery, October 2022, Ph. Marciej Von Biberstein

Nell’anno in cui ricorre il centenario della nascita di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt, 1922 – Roma, 2017), artista di spicco ma anche critica e promotrice della ricerca poetico-visiva, con particolare attenzione all’universo femminile, sono di nuovo sotto i riflettori i giochi di parole, i significati plurimi, doppi o ambigui che la stessa utilizzava per amplificare il senso delle sue opere. I lavori qui esposti, tra cui l’iconico Libro uovo (1980) ed E= Congiunzione (1979 – 2003), rispettivamente in marmo e travertino, mettono in risalto la riscoperta della realtà fisica della parola, che permette all’artista di entrare in una piega interna del rapporto tra segno e storia.

Flying Words, Osart Gallery, October 2022, Ph. Marciej Von Biberstein

Scriveva infatti Bentivoglio nel testo introduttivo alla mostra “Pietra filosofale”, inaugurata alla galleria e libreria Il Segno (Torino) l’11 marzo 1983:

Le lapidi, pietre di Roma, hanno determinato in me un profondo coinvolgimento in questa materia, dove la storia umana si è incisa con e senza la parola. Il mondo è nato da una vibrazione: da un suono gradualmente pietrificato. Perciò il linguaggio, che prima di tutto è suono, si apparenta alla pietra.

Le opere di Vincenzo Agnetti (Milano, 1925 – Milano, 1981), come per esempio Il discorso si apre tra chiusura e chiusura (1969) e Libro dimenticato a memoria (1970), riportano invece l’attenzione sui temi centrali della sua poetica, quali la comunicazione e l’analisi del linguaggio con le sue ambiguità, nel tentativo di costruire un nuovo sistema semantico attraverso l’opera d’arte. Il linguaggio per Agnetti è parola, ma è anche immagine: tutto in lui è un atto linguistico.

Flying Words, Osart Gallery, October 2022, Ph. Marciej Von Biberstein

Di Tomaso Binga (Salerno, 1931), al secolo Bianca Pucciarelli Menna, performer, poetessa e artista visiva, non può non affascinare l’opera Dieci comandamenti (1973), realizzata con la tecnica del collage su polistirolo e plexiglass, che si estende lungo un’intera parete dello spazio espositivo. L’artista mette in atto un cortocircuito tra il significato del testo – attribuibile solo attraverso il titolo e le indicazioni al verso dei pannelli – e la cultura di massa, a cui appartiene il materiale di recupero. Nel lungo corso della sua carriera Binga ha inciso ossessivamente tavole, taccuini, vestiti e carte da parati, con lo scopo di liberare la parola dal suo significato, ribaltando le convenzioni linguistiche.

Scrivere non significa descrivere perciò ognuno può proiettare in questi testi la sua soggettività.

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Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937), noto per il linguaggio artistico della “cancellatura” (atto di cancellare le parole di un libro stampato) che iniziò ad esplorare nei primi anni Sessanta, ambisce a trasformare e rinnovare il significato delle parole, senza annientarne o distruggerne il valore. Piuttosto si tratta di una lettura inversa, una reinterpretazione del linguaggio che, attraverso varie manipolazioni, passa dall’essere verbale all’essere visivo, come si evince dalle opere Lettera T tratta dalla parola aceto (1973) e Semibreve tratta dalla IX sinfonia di Beethoven (1972). Spiegava infatti egli stesso:

Un particolare ingrandito […] sarà un’immagine cancellata. Ma resta pur sempre un’immagine. Non è nella negazione o nella interdizione il potere reale della cancellatura; quanto, piuttosto, nella capacità di aprire le porte del linguaggio fingendo di chiuderle.

Flying Words, Osart Gallery, October 2022, Ph. Marciej Von Biberstein

Chiude la rassegna Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013), artista che dalla pittura passa presto alla destrutturazione e ristrutturazione plastica dei telai domestici e all’uso già implicitamente linguistico di altri segni femminili. Invitata da Bentivoglio, insieme a Binga e circa altre 80 artiste donne, a partecipare nel 1978 alla celebre mostra a sua cura “Materializzazione del linguaggio”, in occasione de La Biennale di Venezia, Lai è stata capace come nessun altro di trasformare il linguaggio in fili di materia: di qui il suo lirismo.

Scriveva Bentivoglio, nel testo di accompagnamento a quella collettiva:

Scrittura-spazio e suono-tempo ricreano l’unità sotto il segno di uno strano ritmo intessuto. Perché una connotazione veramente particolare di queste operazioni femminili è la tendenza a trasformare il linguaggio in tessile; ciò che in effetti esso è stato in una tappa remota della sua storia. Forse una prova di penetrazione nell’inconscio; e dell’incontro della donna con il suo mito. Il filo delle Parche, di Arianna, di Aracne, il filo di un discorso spezzato, che sembra ora venire ripreso.

Flying Words, Osart Gallery, October 2022, Ph. Marciej Von Biberstein

La mostra raccoglie alcuni tra i più significativi tentativi dell’epoca di insubordinazione nei confronti dello spazio del testo, in cui gli artisti respingono la dipendenza letterale dal linguaggio parlato mettendo in crisi il principio che assegna alla traccia grafica il ruolo di un significante di un significato.

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Foto di Maciej Von Biberstein 
Io indosso parte del testo scritto da Mirella Bentivoglio in occasione della sua personale “Pietra filosofale” inaugurata alla galleria Il Segno (Torino) l’11 marzo 1983
Flying Words
Vincenzo Agnetti, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Emilio Isgrò, Maria Lai
a cura di Antonello Tolve
Osart Gallery, Corso Plebisciti 12, Milano
20 ottobre 2022 – 23 dicembre 2022

 

 

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