TAMARA ROSO, FORME DI LIBERTA’

“Cosa c’era dentro di me? Probabilmente tanta volontà, tanta voglia di costruire, di capire quello che ero in grado di fare. Il desiderio di mettermi alla prova e arrangiarmi. Perché alla fine io mi sono sempre arrangiata in tutto e il dover dipendere da qualcuno è una cosa che ho sempre mal sopportato. C’era sete di libertà. Una idea di indipendenza.”

Si chiama TMR_RSO il progetto di Tamara Roso: borse dall’estetica essenziale e lineare, perfino rigorosa quando sembra prendere a prestito le regole della geometria. Volumi ampi che condiscendono criteri di utilità e funzionalità. Forme semplici e minimali che rifiutano il superfluo, che non fanno concessioni alla ridondanza. E una tensione creativa che guarda oltre, guarda fuori, guarda alle linee del mondo e le ridisegna traslandole sulla materia.

“Prima delle borse c’è stata la pelle, le borse sono venute in maniera naturale quando ho capito che la cosa che mi dava più soddisfazione era proprio il costruire, il fare qualcosa di utile. Ogni borsa è essenziale e quello che non serve non c’è. Metto proprio solo il necessario affinché ne risulti un prodotto utile e funzionale.”

L’essenzialità sempre, in qualunque cosa, e la semplicità. Le cerco con energia perché ho capito che sono le cose che mi fanno stare meglio.

Forte del successo riscosso in occasione della prima presentazione al Fuorisalone di Milano nel 2014, Tamara ha continuato ad alimentare il suo sogno in maniera concreta, generando una crescita coerente e costante. Piattaforma e-commerce, show-room, fiere e una accurata distribuzione che guarda anche oltre i confini nazionali: Bruxelles, Parigi, Madrid, Amsterdam, New York e il Giappone che non può esimersi dall’amare questa simmetria, questo dogmatismo cromatico, questi elementi realizzati con le migliori regole della tradizione manifatturiera italiana eppure estremamente contemporanei nella resa, che barattano volentieri l’appartenenza a un genere con canoni di bellezza androgina.

Né troppo femminile né troppo maschile, qualcosa in mezzo che non è uomo e non è donna ma è persona.

“Sono borse che in realtà si addicono a chiunque perché il confine tra maschile e femminile non è tracciato in maniera netta. Questa ultima collezione in particolare, UNI Collection, racchiude in sé i temi dell’unicità: unico, unione, a significare tutto quello che completa. C’è tutto e tutto ha origine dall’essenziale. E tutto è aderente a me, rispecchia quello che sono io.”

Il disegno, la scuola d’arte, la pittura, segni, scarabocchi, bozzetti. E ancora la musica, la fotografia, il desiderio fin da piccola di costruire le proprie cose, realizzare le proprie invenzioni, vederle che prendevano vita.

Ho sempre sentito la necessità di toccare con mano le cose che volevo creare. Un rapporto fisico con la materia, qualcosa che mi è sempre appartenuto.

“Io guardo il colore di una pelle o un pezzo di legno o di ceramica e so già cosa potrebbero diventare. Allora inizio a toccarli, a sentirli, a lavorarli con le mani. E sono sempre contenta quando a fine giornata ho tutte le mani sporche, piene di colla e colore, e lo stesso i vestiti. Sono contenta proprio perché mi sporco, perché faccio tutto a mano da sola con una sola macchina da cucire. Solo con le mani, e niente altro.”

Una creatività che non conosce sosta, che non ha bisogno di essere forzata, capace di spaziare in tanti diversi ambiti come fossero tasselli complementari di uno stesso ambito: il proprio, il proprio spazio identitario.

“Io aspetto. Non penso mai troppo a quello che devo creare, non in maniera ossessiva almeno. Aspetto che venga fuori qualcosa da dentro. Poi inizio la fase degli schizzi e allora è lì che penso e miglioro e cerco di capire come rendere reale, tangibile, qualcosa che fino a un momento prima non esisteva. Questo mi affascina: capire il percorso che bisogna fare, che ognuno di noi fa, per tirare fuori quello che si ha dentro.”

Negli intenti uno sviluppo sostenibile e consapevole, che mantenga inalterati gli altissimi standard di lavorazione, che non prescinda da tutte le caratteristiche di un prodotto artigianale, che muovendo lentamente verso una dimensione industriale non perda di vista l’elemento della qualità in favore della quantità.

“Ci sono situazioni nella vita che ti portano a cambiare, altre in cui puoi scegliere di non cambiare. Ecco, io penso si possa sempre scegliere e allora ho scelto. Anche se ho scelto una strada difficile ma, cosa vuoi, non sono mai state per me le cose facili, non mi sono mai interessate. Anche questa volta, nel profondo, la certezza che comunque arriverò in fondo a questa strada che mi sono scelta. Che è la mia.”

 

Il sogno di Chuang Tzu

Chuang Tzu sognò di essere una farfalla e al risveglio non sapeva se fosse un uomo che aveva sognato di essere una farfalla o una farfalla che in quel mentre sognasse di essere un uomo.

(da Chuang Tzu, di Herbert Allen Giles – 1889)

 

Desidero ringraziare per la cortese intervista Tamara Roso, fondatrice del brand TMR_RSO – FacebookInstagram.

Foto di Giulia Mantovani

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