TIZIANA NOVELLI, UN FONDOTINTA SU SCHELETRO DI GESTI

Ho incontrato questa piccola ma preziosa raccolta poetica di Tiziana Novelli dal titolo “Un fondotinta su scheletro di gesti”, edita da Battello stampatore, che era quasi arrivato novembre e per diverse ragioni – le insondabili ragioni della vita – mi trovavo ad amare in un tempo come ritagliato fuori dal tempo e dallo spazio, in una zona metafisica che tuttavia doveva prevedere anche tempo e spazio.

Avevo chiamato quel non luogo (luogo del cuore e dello spirito) kinstugi, come l’antica arte giapponese che consiste nell’utilizzo dell’oro per la riparazione degli oggetti in ceramica. Serve a saldarne insieme i frammenti, evidenziando nuove nervature auree là dove poco prima vi erano solo rovinose spaccature.

…esisto io irrisolta e lei ridondante vita, avevo letto in una delle poesie di Tiziana e mi era sembrato che  quelle parole mi chiamassero da dentro un silenzio profondo e immedicabile, un divino silenzio pieno di voci, avrebbe detto Pasolini.

«Ho sempre patito la difficoltà quasi dolorosa nel far uscire la parola di bocca», mi aveva confessato l’autrice. «Quel suono, quasi fosse cosa altra dal mio corpo. Quest’atrofia mi ha condotta alla ricerca ossessiva della parola che potesse sostituire in scrittura la mia incapacità.»

Quando la parola scritta ci chiama da dentro la vita e ci costringe a rinunciare all’immobilità della vita, a sacrificare il corpo a un desiderio di memoria, ecco che essa si trasforma in oro e diventa cura. Diventa kinstugi: un buio pieno di calore e colore, un’oscurità illuminata da una luce di candela. Irregolare bellezza che conserva sempre una fragranza di mistero e imperscrutabilità.

E’ dal di dentro, dalla difficoltà quasi dolorosa nel far uscire la parola di bocca, che nasce questa riflessione in versi sul groviglio dell’esistenza, sulla complessità delle relazioni interpersonali, sull’amore e sulla carne. Carne tanto masticata, carne che si corrompe, carne che è la sola cosa sicura che se ne va. E quando penso alla carne, scriveva Pasolini, non penso alla carne bella, nella sua dignità di un viso, di un paio di spalle, di una nuca. No. Penso proprio alla carne dove è più carne e dunque più muore.

Nel suo libro “Poetica della fotografia” Llorenç Raich Muñoz* ci dice che la poesia è un dono che abbiamo la possibilità di trasformare (o di non trasformare) in un atteggiamento nei confronti della vita, e questo trascende il mezzo artistico attraverso il quale l’essere poeta si esprime. Si è poeti perché si appartiene a un ordine di sensibilità che riconosce la dimensione poetica, intesa come spazio in cui gli avvenimenti occulti dell’essere umano e della realtà hanno bisogno di essere svelati e rivelati.

In questo senso Tiziana è una poetessa, perché il suo verbo non negozia con un’idea, né tanto meno l’analizza; è l’idea che nasce in conseguenza dell’istante creativo. E in quest’epoca in cui i sogni sembrano essere evaporati e l’aumentare della tecnologia sembra aver avuto come conseguenza un eccesso di razionalità, di sicuro la poesia, evocando il sublime, può colmare quel vuoto in cui l’Uomo si trova quando è privato di un’ideale. Privato dell’Arte.

Ma Tiziana è una poetessa anche perché grande è lo sforzo di auto-abbandono di sé stessa quando scrive. Si priva come del suo ego, aderendo alla definizione che Rainer Maria Rilke dà del poeta: colui che non si preoccupa di sé, anzi si libera in qualche modo da sé.

Chi porta Arte negli occhi e nella mente, costui è dimentico di sé. Arte crea lontananza dall’io. Arte esige qui, in una direzione ben  determinata, una determinata distanza,un determinato cammino.

E ricorrendo alla figura del lettore attivo lo trasforma in un attore che si fa esso stesso racconto e forma: «Non uso punteggiatura lascio che sia il lettore/lettrice a cogliere il proprio ritmo e in eco appropriarsi dell’emozione veicolata. Chi legge contribuisce in una meta creazione che non ha fine.»

In ultima analisi è l’amore a risiedere in questa raccolta poetica, insieme intensa e singolare, in cui lo stile si vivifica nella ricerca di una profondità essenziale capace di raccontare l’esistenza. E leggendo, penso che a tutte le solitudini del mondo sopravviveranno solo le parole, anche queste, appassionate e oniriche, calate come un velo sull’inafferrabile commedia umana.

*Llorenç Raich Muñoz, Poetica della fotografia, Casimiro, 2019

*Paul Celan, La verità della poesia, <<Il meridiano>> e altre prose, Discorso in occasione del conferimento del Premio Georg Buchner, Darmstadt, 22 ottobre 1960, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 2008

___________________

Tiziana Novelli, ritratto

Tiziana Novelli è nata in un piccolo paese della Westfalia – Wipperfuth a 28 chilometri da Colonia e ad un respiro dal Belgio, in una primavera strana del 1969. Scrive sproloqui che le vorticano in direzione scarsa di luce da tempo indefinibile. Cofondatrice dell’ Associazione culturale Accademia Degli Artefatti nel 1989. Ha praticato l’arte teatrale recitando vestendo e musicando lassi di tempo magici su palchi dal profumo di passi declamati per 22 anni. Nel 2018 viene pubblicata la sua prima raccolta di scritti ” Sotto l’ involucro spellato delle cose” omaggio alla poetessa Mariangela Gualtieri. Il libro viene presentato nel maggio dello stesso anno presso Centro Documentazione Donna di Ferrara gestito da Luciana Tufani. Partecipa nell’Agosto 2018 alla rassegna letteraria “Autori a Corte”. Attualmente vive e lavora a Ferrara, città dagli orizzonti allungati in un cielo di tramonti africani e lenzuola di nebbie notturne.

 

Comments are closed.