WHITE ACCORDION

Si ispira alla forma delle cose per andare oltre le soglie del mondo empirico, fonde elementi di vita quotidiana con una visione onirica del vestire. Una associazione libera di idee che, mescolandosi, rivelano linee increspate e ondulazioni naturali, forme morbide e volumi che scivolano sul corpo.

E’ la fisarmonica – Accordion – il segno oggettuale dal quale si sviluppa la nuova collezione P/E 19 di art259design. Il soffio armonico come filo conduttore di abiti la cui prerogativa risiede in una particolare arricciatura, ottenuta con l’inserimento al loro interno di una costina elastica, che evoca il movimento dello strumento musicale: le stesse vibrazioni, la stessa oscillazione traslata sulla stoffa. Ed è proprio grazie a quel dettaglio, che erompe in una sorta di gigantografia, che si rivela il messaggio implicito di tutta la collezione.

L’organza convive con il denim, il taffettà dall’effetto stropicciato con la pelle bianca, il cupro resinato con il jersey di seta, tutto si incontra e dialoga in maniera equilibrata ed armonica. L’accuratissima scelta di tessuti, requisito imprescindibile del brand, esplode le proprie potenzialità in una gamma cromatica che oltre agli irrinunciabili nero e bianco – quest’ultimo anche nella versione ghiaccio – prevede per questa stagione una tonalità decisa di verde, che produce interessanti effetti di rifrazione della luce, oltre a una fugace incursione in una silhouette animata da raggi di colore.

Fedele alla sua grammatica, il designer Alberto Affinito è capace di dare forza all’etereo immaginando una sensualità velata di tessuti leggeri e descrivendo una femminilità che si configura in tutta la sua eleganza: reale e sospesa, concreta e rarefatta. Ed è proprio in questo riuscito bilanciamento che il corpo reclama il suo fascino, in una forma di espressione estetica che gioca al gioco dei vuoti e dei pieni, delle trasparenze e delle sovrapposizioni, delle lunghezze e delle asimmetrie.

Che sia la giacca o il pantalone, l’abito o il giubbino, l’esito di questo vestire non produce mai architetture basate esclusivamente su progressioni concettuali o razionali ma tende piuttosto a dare bellezza all’incorporeo di una sensazione, all’immateriale di un sentire. Al suono immaginato di una fisarmonica.

Foto di Nicoletta Subitoni

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