YAEL BARTANA, PATRIARCHY IS HISTORY

Ci sono tutti i temi cari alla poetica dell’artista israeliana Yael Bartana nella terza personale dal titolo “Patriarchy is History” che Galleria Raffaella Cortese le dedica in questi giorni.

Artista poliedrica e attivista, attraverso la produzione di video, film, installazioni e fotografie indaga il tema della coscienza nazionale propagata in Israele, suo Paese natale, scandagliando i concetti di identità, memoria, patria e i sentimenti di appartenenza e ritorno. In questo contesto si inscrive la sua celebre trilogia polacca intitolata “And Europe Will Stunned” alla quale ha lavorato tra il 2006 e il 2011 e che ha rappresentato la Polonia alla 54^ Esposizione Internazionale d’Arte a Venezia (2011). Un progetto incentrato sulla storia delle relazioni polacco-ebraiche e la loro influenza sull’identità polacca contemporanea che si sviluppa attraverso una riscrittura immaginifica della recente storia d’Europa. Cosa accadrebbe se i 3.300.000 ebrei costretti a lasciare la Polonia facessero ritorno nel proprio Paese?

Yael Bartana, Patriarchy is History, galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian

Il tema della finzione storica, un linguaggio che si muove sempre al confine tra fiction e attivismo, permea anche l’opera protagonista dello spazio centrale della galleria in Via Stradella 7, il video dal titolo The Undertaker” (2019). Il modo in cui le immagini sono costruite, la maniera in cui la narrazione si sviluppa e lo spazio fisico attraverso il quale l’opera è eseguita riprendendo l’esperienza filmica iniziata dall’artista nel 2013 con Inferno, una “pre-messa in scena” della distruzione del Terzo Tempio.

Rituali militari e rituali funebri ritornano nelle immagini del video, in un’azione collettiva che sembra quasi una cerimonia pubblica, in cui uomini e donne camminano fieramente con le loro armi sotto braccio verso il cimitero di Laurel Hill, nella città di Filadelfia, dove avviene per davvero una sepoltura: ma è quella delle armi, non quella dei corpi.

Yael Bartana, Patriarchy is History, galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian

L’opera video muove dalla perfomance “Bury Our Weapons, Not our Bodies!” (2018) tenutasi proprio nella città americana in cui furono firmate la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione e sede della mostra personale dell’artista al Philadelphia Museum of Art nel 2018. Un rituale che riporta l’attenzione sulla questione delle armi – il diritto dei cittadini americani a possedere armi da fuoco è sancito dal secondo emendamento della Costituzione – e indirettamente riflette sull’atteggiamento aggressivo dello stato di Israele nel territorio palestinese, oltre che sulle contraddizioni insite nel sionismo stesso. Convivono qui sia l’approccio storico-critico di Bartana che quello estetico-artistico nelle coreografie che si ispirano al lavoro di quella personalità straordinaria, creativa e versatile, che è stata la compositrice Noa Eshkol (1924–2007) la quale, in collaborazione con Avraham Wachman, figlia del terzo primo ministro israeliano, ha sviluppato il sistema Movement Notation al fine di dare forma duratura ai movimenti fugaci della danza.

Yael Bartana, Patriarchy is History, galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian

In via Stradella 1 sono esposti gli scatti realizzati durante l’azione prerformativa Bury Our Weapons, Not our Bodies!” (2018). Un allestimento che intenzionalmente ripropone quello delle quadrerie seicentesche, le prime raccolte riunite da privati, nobili o borghesi, nelle quali i dipinti non erano disposti secondo criteri cronologici ma accostati secondo le loro dimensioni o i loro effetti cromatici e invita a una riflessione sul modo di presentare la fotografia contemporanea attraverso uno schema che è a tutti gli effetti museale.

Le immagini instaurano un dialogo sintonico con le altre opere disposte in questo spazio della galleria. Si tratta di calchi di polvere di ceramica, residui solidi di una civiltà, la nostra, dominata dalla violenza. Fossili che delimitano il perimetro di un’archeologia del futuro che ai posteri consegnerà gli avanzi di scontri bellici, esodi epocali e disperazione.

Yael Bartana, Patriarchy is History, galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian

Chiude la mostra in via Stradella 4 l’opera neon Patriarchy is History”: l’installazione  protagonista assoluta dell’ambiente diventa una vera e propria esperienza modellata su di esso ed è appositamente concepita per indurre una serie di sensazioni e considerazioni su una realtà sistemica della storia globale. Conseguenza quasi fisiologica di uno dei tanti progetti interdisciplinari in corso dell’artista dal titolo “What If Women Rule the World “(2017-2018) in cui ancora una volta la finzione viene utilizzata come uno strumento per creare diverse modalità narrative e delineare scenari possibili, utopici o dispotici. Cosa accadrebbe se fossero le donne a governare il mondo?

Yael Bartana, Patriarchy is History, galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian

Yael Bartana, Patriarchy is History

Galleria Raffaella Cortese, Milano Via Stradella 1-4-7

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Fino al 9 maggio 2020

In ottemperanza al decreto recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, la galleria riceve su appuntamento

Foto di Elisabetta Brian 

 

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