IL ROBOT UMANOIDE DI STEFANO CAGOL

Lo scorso 16 maggio, in occasione della Giornata Internazionale della Luce promossa dalle Nazioni Unite, Stefano Cagol (Trento, 1969) è stato protagonista di una straordinaria performance a Bressanone, di fronte al maestoso Duomo della città. Racconta l’autore:Sono connesso a questa piazza attraverso una performance che ho realizzato cinque anni fa, nel bel mezzo del Covid: A signal to the future, un messaggio luminoso. E ha avuto un impatto sorprendente, eccezionale e globale. Ora siamo di fronte a questo tipo di rivoluzione tecnologica che si sta manifestando come una specie di nuovo diluvio. Quindi dobbiamo affrontarla. Dobbiamo rifletterci. Dobbiamo trovare un equilibrio con essa”.

Un lavoro inedito per esplorare l’evoluzione del rapporto tra esseri umani e macchine intelligenti, proprio nei giorni in cui il CEO di Tesla, Elon Musk, ha annunciato l’intenzione di produrre in serie fino a 500 mila robot umanoidi Optimus all’anno entro il 2027. Secondo le proiezioni di Investors Business Daily, ci saranno circa 134 milioni di robot umanoidi entro il 2040 e oltre 1 miliardo entro il 2050.

We Own the Futures ha visto l’artista dapprima accendere una serie di torce SOS che, come ha spiegato Cagol:fanno parte del mio lavoro da molti anni, sono segnali potenti, sono luci molto potenti e viaggiano molto lontano, nel tempo e nello spazio, è un SOS ma è anche un messaggio di speranza per il futuro e per la pace”. E successivamente coinvolgere nell’azione un robot umanoide, provando a stabilire un “circolo di fiducia” tra uomo e macchina, una sorta di cerimonia mistica fatta di luce, fuoco e riflessione. In un momento in cui l’umanità sta rapidamente rimodellando il suo rapporto con la tecnologia, il nuovo Papa Leone XIV ha recentemente affrontato il ruolo dell’intelligenza artificiale, sottolineandone sia i rischi che il potenziale trasformativo. “Cambieranno l’intera vita sulla Terra. Non possiamo sapere cosa succederà nei prossimi anni. Quindi questo è un momento distopico e credo che l’opera d’arte di Stefano sia molto importante, specialmente ora”, ha chiosato il curatore Werner Zanotti.

L’evento ha evidenziato sia le possibilità che le incertezze della relazione tra i due attori coinvolti e ha stimolato una riflessione su come il domani potrà essere condiviso. Circondata dalla luce del fuoco SOS e da un’atmosfera rossa, la performance si è conclusa con Cagol e il robot che, guardando il Sole proiettato sulla cattedrale, osservavano insieme il futuro.

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Covers story: Stefano Cagol, We Own the Futures, Brixen Day of Light 2025, Brixen Tourismus, Ph. Philipp Seyr

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