Si unisce al coro di riconoscimenti che la città di Milano tributa ad Alberto Garutti (Galbiate, 1948 – Milano, 2023) anche C+N Gallery CANEPANERI, che nella sua sede milanese dedica all’artista e docente la mostra INCIPIT, a cura di Giacinto Di Pierantonio. Mentre al Museo del Novecento la poetica del maestro è celebrata nel ciclo intitolato FOCUS900 e alla Triennale Milano, nei nuovi spazi al Piano Parco, sono presentati alcuni lavori della serie Campionario e Orizzonti, la galleria, con la preziosa collaborazione dello Studio Alberto Garutti, e per la prima volta dalla scomparsa dell’autore, mette insieme gruppi di frammenti e materiali d’archivio scelti per dare forma e contesto a uno dei sui lavori seminali “Opera per camera da letto: dedicato a chi dorme” (1995).
Concepito per la stanza 402 del palace Hotel di Bologna (dove Garutti era solito soggiornare durante le sue trasferte in qualità di docente all’Accademia di Belle Arti), e presentato nell’ambito della nostra diffusa “Territorio Italiano”, il progetto è uno tra i primi dell’artista ad essere pensati per uno spazio non istituzionale. Si tratta di un intervento minimale: un grande quadrato di cristallo, dipinto sul retro con vernice fosforescente, appeso nella camera sulla parete difronte al letto e visibile, sia alla luce che al buio, solo a chi vi pernotta. “Colui che si appresta a dormire nella stanza rende possibile l’apparizione dell’opera poiché coabita con essa, pienamente in accordo con il luogo”. Bisognerà quindi recarsi in situ per vederla (previa prenotazione info@hotelpalacebologna.com), ma qui per l’occasione sono esposti schizzi, testi e immagini che danno conto del processo di ideazione e realizzazione.

In una fase cruciale della sua carriera, che segna il passaggio verso l’arte pubblica, Garutti indaga il rapporto tra individuo e comunità, gli scambi energetici e affettivi che attraversano lo spazio pubblico e privato, mettendo al centro della sua indagine il tema dello sguardo o, meglio, la responsabilità critica dello sguardo dello spettatore. Ad accoglierlo infatti, nella sala principale della galleria, un tavolo, quattro sedie e un vaso ricoperti di vernice fosforescente. Oggetti di arredo che non vogliono esser guardati per come appaiono, ma che costringono il visitatore a un approccio differente, ad attuare quel cambio di percezione che solo l’incontro con l’opera può generare.
Sguardo come dispositivo critico qundi, relazionale e responsabile, che trasforma il fruitore in soggetto attivo che partecipa al senso dell’opera, un co-autore che si assume l’impegno di attivarla materialmente o simbolicamente. Un cambio di paradigma che si inserisce in una riflessione di più ampio respiro e che in Garutti riguarda il ruolo del museo, alla luce delle trasformazioni intercorse negli ultimi decenni. Non più scrigno ma ecosistema, non più custode della memoria bensì luogo poroso e aperto che chiede allo spettatore una diversa postura nei confronti dell’opera,“la consapevolezza di essere il vero protagonista capace di dar senso alla sua forma nel tempo critico, etico e amoroso dello sguardo”.

Tra i lavori esposti anche due Specchi forati (1994 – 2023) degli anni Novanta, la lastra di pietra sulla quale è incisa l’iscrizione “Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora” (2023) e una serie di documenti di archivio, disegni preparatori, fotografie che ritraggono l’artista all’interno della camera 402 dell’albergo bolognese. Interessante anche il catalogo della mostra “Opera prima. Fuori Uso ’94”, una grande collettiva curata da Di Pierantonio dedicata a opere di artisti realizzate in gioventù a confronto con opere recenti. Nel disegno, in cui spicca una specie di interno color rosso vinaccia, si rinvengono già alcuni dei tratti fondamentali della sua ricerca. “Picasso, Matisse, come pure il senso prospettico rinascimentale, era rappresentata anche una finestra aperta. Insomma, indizi che avrei poi rintracciato anche nel mio lavoro successivo…” spiegava l’artista in una intervista con il curatore pubblicata su Flash Art (n. 307, 2013).

La mostra, visibile sino al 15 febbraio 2026, non è solo un omaggio alla nozione di “principio” (l’atto e il fatto di cominciare), ma è anche una delle lenti possibili attraverso le quali rileggere i molti inizi dell’opera di Garutti, una delle figure più significative dell’arte italiana degli ultimi cinquant’anni, che ha formato generazioni di artisti attraverso la sua idea radicale di responsabilità poetica e pubblica.
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Cover story: Alberto Garutti, Incipit, installation view, C+N Gallery Canepaneri, Milan 2025, Courtesy the gallery and the Studio Alberto Garutti









