ANA LAMATA, LA VITA IN FORMA DI CAPPELLO

Allungò la mano e afferrò la testa di sua moglie, cercò di sollevarla, di calzarla in capo. Aveva scambiato la moglie per un cappello! […] Se il dottor P. arrivava a scambiare la moglie per un cappello, il paziente di Macrae, anch’egli incapace di riconoscere la moglie, aveva bisogno per identificarla che essa portasse un contrassegno visivo, un accessorio di abbigliamento vistoso, ad esempio un largo cappello. (Oliver Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello)

E’ durato solo un secondo, il secondo in cui l’ho vista fare qualche passo e poi perdersi nella confusione di un pomeriggio illusorio. Una creatura lieve, avvolta in una nuvola nera di Junya Watanabe, fatta un po’ di oblio e un po’ di memoria. Ma di tutta la memoria chissà, forse vale solo il dono di evocare i sogni. E io credo di aver sognato da qualche parte, non so bene in quale sogno, quelle astrazioni fino allora inanimate, senza la consistenza dei solidi ma con una consistenza solida tutta loro. E’ stato allora che le ho chiesto. E nel rispondere gli occhi saettavano alle linee, ai perimetri, alle sagome dei suoi cappelli mentre mutevoli espressioni lasciavano intatto un sorriso autentico. Una musica interiore quella di Ana Lamata, che arriva dalla Spagna e si propaga inalterata.

Dopo aver conseguito il dottorato in Storia dell’Arte Contemporanea decide di intraprendere la propria carriera e creare cappelli che sembrano opere d’arte, sotto una guida di tutta eccezione, quella di Mrs. Rose Cory, la modista di Sua Maestà la Regina Elisabetta. Artigianato e qualità si mischiano al desiderio di rivisitare la tradizione assecondando i moti della contemporaneità. Il disegno è elegantissimo. La ricerca dei materiali si muove solo nella direzione di quelli più pregiati. La manifattura è impeccabile. La cura per il dettaglio perfino maniacale. Tutto viene realizzato in Spagna controllando da vicino la filiera produttiva e scegliendo in maniera accurata la manodopera. Pezzi unici, realizzati su misura. O parti di serie limitate. La bombetta, il turbante, quello a forma di bolla o il tradizionale canotier, il cappello ovale a fondo piatto, fino alla realizzazione di vere e proprie sculture da indossare come copricapo.

“Da cosa muove il mio progetto? Dalla consapevolezza che cappelli di questo genere non solo possono trasformare l’aspetto di chi li indossa, o meglio, di colui che è da loro indossato, ma possono trasformare la percezione e l’immagine di sé nel mondo. Diventano elementi fondanti di una propria personale filosofia di vita. Possono essere un invito a cogliere lo straordinario. Possono aiutare a sbarazzarsi di schemi e convenzioni. Possono illuminare i passi nel giorno e rendere più ricco l’orizzonte visivo di ciascuno. Possono, anche solo semplicemente, ravvivare una giornata.”

Ana Lamata presenta le sue creazioni a questa edizione di Pitti Immagine Uomo  – www.analamata.comFacebookInstagram.

Io indosso abiti di ARCHIlista

Crediti foto ARCHIlista

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