CARLO COSSIGNANI, Speak to me in a floating way 

Sino al 10 novembre, Tempesta Gallery ospita la personale di Carlo Cossignani (Porto San Giorgio, 1981) “Speak to me in a floating way”, artista eclettico che torna alla pittura e alla scultura dopo aver lavorato con il video e la performance. 

La mostra, a cura di Elisa Bonzano ed Enrico Maria Angelino, propone una riflessione sul tema del vuoto, al quale non viene attribuita in questo contesto valenza negativa. Tutt’altro, esso invita lo spettatore a indagare, della scena, lo spazio dell’assenza, quello che si annida tra le pieghe delle presenze lievi che assurgono dal fondo dei dipinti. Alludendo a un mondo che c’è, anche se non si vede, e che il visitatore può immaginare secondo un processo di formazione personale e creativo. 

Spiega l’artista: “Il progetto nasce da un’evoluzione di un lavoro che porto avanti da qualche anno, avevo un’ossessione verso la parte non visibile e ho iniziato a sviluppare una serie di riflessioni sul tema del vuoto trovando riscontri anche nella scienza che conferma come non solo l’origine di tutto sia nata da uno stato di vuoto, da uno zero, ma che il vuoto stesso abbia una propria sostanza. Anni fa, durante la realizzazione di alcune scenografie per un cortometraggio, lavoravo con tutti questi ritagli di carta, mi sono reso conto che gli scarti parlavano più del soggetto che ne ricavavo, queste sagome che rimanevano vuote lasciavano libera interpretazione, diventando esse stesse sostanza. Il vuoto non rappresenta una controparte del pieno ma l’uno il costituente dell’altro. Mi sono trovato ad applicare questa modalità anche alla mia vita contemplando l’impercettibile, lo sfondo miope, e andando oltre la realtà come apparenza. Il vuoto è la caratteristica dominante con cui io costruisco il lavoro, la sostanza in cui sono immerse le forme del mio sentire”.

Una veduta della mostra di Carlo Cossignani, Speak to me in a floating way, Tempesta Gallery, Milano, foto Sarah Indriolo

Appesi alle pareti della galleria, gli acquerelli di Cossignani intenzionalmente parlano il linguaggio dell’informe, prediligono il territorio del non-finito a discapito del rigore della forma quale retaggio del processo costruttivo della storia dell’arte. Un percorso suggerito da particelle che sembrano come sospese in uno spazio senza ingombro e senza materialità e che si basano su progressioni, anche cromatiche, di natura sentimentale più che razionale. Dove i colori – viola, blu, giallo, rosso – declinati in sfumature tenui, appaiono smorzati e preferiscono rifuggire superfici abbacinanti. Allo stesso statuto incerto e contraddittorio appartengono le sculture in acciaio lucido presentate in galleria: architetture leggere che pendono dal soffitto, di cui percepiamo la trama ma la cui realtà non ci è possibile cogliere immediatamente. 

Il progetto site specific rivela l’attitudine interdisciplinare dell’artista, che lo ha portato sin dall’inizio della sua carriera ad estendere il confronto con il cinema di sperimentazione e la scena underground della musica elettronica. Ha stretto collaborazioni con registi e musicisti internazionali, con i quali ha realizzato cortometraggi e progetti audiovisivi di carattere performativo. Negli anni più recenti il suo lavoro è tornato a indagare il rapporto con lo spazio fisico, intervenendo con cicli di opere e progetti installativi. Selezionato tra gli artisti della Milano Drawing Week 2022, a cura della Collezione Ramo, ha tenuto la sua prima personale a Milano presso la Galleria Renata Fabbri. 

Cover story: Una veduta della mostra di Carlo Cossignani, Speak to me in a floating way, Tempesta Gallery, Milano, foto Sarah Indriolo

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