PULCI PIÙ DI PRIMA, ORA. Valerio Eliogabalo Torrisi dialoga con gli archivi resistenti

“Sento le pulci ovunque: sui nostri corpi, sulle parole che usano, sulle geografie polimorfe che abitiamo e vorremmo chiamare casa. […] Vedo pulci in ogni dove, più di prima, ora. Da queste parole, tratte dal diario anonimo di un internato militare, muove la mostra di Valerio Eliogabalo Torrisi (Catania, 1993), che inaugura il prossimo 4 luglio alla Casa della Memoria di Milano, in occasione dell’80mo Anniversario della Liberazione. A cura di Salvatore Cristofaro, il progetto espositivo (visitabile sino al 21 settembre 2025) propone una riflessione poetica e civile sul valore della memoria attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea.

La ricerca di Torrisi, che definisce politico il suo lavoro (“Politiche sono le opere di qualunque artista che vive il contemporaneo”) si è concentrata per questa occasione sui materiali d’archivio custoditi all’interno della Casa della Memoria (in particolare quelli dell’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti e dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri). L’artista ha realizzato una serie di opere inedite con lo scopo di dar voce a storie sommerse, corpi dimenticati, lettere e diari che raccontano vite spezzate ma ostinate nella loro dignità. Storie di condannati a morte, testimonianze di deportati, racconti di confino e vite clandestine. “Non sono più singole storie importanti, nel senso giornalistico – spiega Torrisi ma tante piccole storie che creano la Storia. Tante parti che creano una grande narrazione. La pulce, simbolo di una condizione di infestazione, si fa quindi metafora di un presente in cui “gli estremismi diventano nuclei centrali del potere e i principi della resistenza sembrano sempre più offuscati da “riti nostalgici, riemersi dai battiti del tempo, scrive Cristofaro nel testo critico che accompagna l’esposizione.

Valerio Eliogabalo Torrisi, Canto Nuovo, 2025, Still da video

La mostra, parte del palinsesto ufficiale del Comune di Milano Tempo di pace e di libertà. Ottant’anni di Liberazione, raccoglie tre opere principali. Canti da cortile (2025) è un’installazione fotografica ispirata a un disegno realizzato da Lodovico Barbiano di Belgiojoso durante la prigionia. L’opera re-immagina il ritrovo serale dei “romani”, compagni di prigionia uniti dal canto, uniti in un gesto di resistenza emotiva, che celebra la forza della comunità anche nei luoghi del dolore.

Ultimi canti (2025) è invece un’installazione partecipativa costruita attorno alle ultime lettere conservate presso l’Istituto Parri. Scatoloni d’archivio si trasformano in elementi monumentali su cui si adagiano centinaia di fogli con frasi scritte in rosso che riportano alcuni passaggi provenienti dalle lettere d’addio, dai messaggi alla madre, dai pensieri ai figli: parole semplici, potenti, attraversate da dignità, rassegnazione, ostinazione. Il pubblico è invitato a prenderle in carico, ad accompagnarle simbolicamente nel loro viaggio interrotto, verso chi avrebbe dovuto riceverle. Altre frasi saranno visibili su schermi a LED distribuiti per la città di Milano, per arrivare a tutte e a tutti, per far cantare anche lo spazio urbano, trasformando la memoria in presenza viva e collettiva.

Canto nuovo (2025) è infine una video-installazione corale realizzata con la collaborazione del coro LGBTQIA+ milanese Checcoro, ispirata a un sogno custodito tra le celle di un carcere politico: un nuovo inno alla libertà.

Chiosa il curatore: “È una mostra che parla di cori, cori improvvisati in nome della libertà, della resistenza, della lotta di ieri per oggi, per un mondo libero, comunitario e resistente. Una mostra d’archivio: un archivio di vite che si ritrovano a lottare ancora, scrivendo e cantando per difendere quella libertà che ottant’anni fa fu duramente conquistata.

Valerio Eliogabalo Torrisi, Ultimi Canti, 2025

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Cover story: Valerio Eliogabalo Torrisi, Canti da Cortile, 2025


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