ADRIANA MORANDI

Gotica, austera, fragile, poetica, dark eppure femminile in maniera irrinunciabile. La donna di Adriana Morandi è un collettore di stimoli diversi e di diverse suggestioni, un mescolamento che tende alla costante ricerca di equilibrio. Un incontro armonico di forma e sostanza.

Francesca Interlenghi: Come e’ nata la tua passione per la moda? E da dove viene questa tua spiccata propensione creativa?

Adriana Morandi: La moda o forse dovrei dire, più in generale, questa vena creativa ce l’ho proprio nel sangue. Provengo da una famiglia in cui le donne si sono sempre distinte per la loro inventiva: sia mia nonna che mia mamma erano molto brave a ricamare, lavoravano all’uncinetto e anche a maglia, sapevano cucire, tingevano tessuti, realizzavano abiti, costumi e accessori per la casa e mille altre cose. Erano sempre intente a fare qualcosa, fosse semplicemente la marmellata in casa. E tutto era magicamente accompagnato dalla musica perché mia mamma è un mezzosoprano che mi ha trasmesso, tra le altre, anche questa passione. Sono cresciuta in un clima molto operoso e io stessa mi davo sempre da fare, ero sempre impegnata in qualche attività manuale. Ma non lo consideravo un lavoro, non era lavorare per me, era il mio modo di approcciare la vita.

Ph. Elisabetta Brian, Clothes Adriana Morandi, Jewels Manuganda

Francesca: Che tipo di formazione hai avuto? E quando hai deciso di fondare il tuo marchio? 

Adriana: Sono nata a Rufino, una città nella provincia di Santa Fe in Argentina, ho studiato Interior Design presso la Scuola Panamericana de Arte di Buenos Aires, Costume al teatro “el Globo” sempre a Buenos Aires e Architettura all’Universidad Nacional de Rosario. Nel 1995 sono venuta in Italia con mio marito – ci siamo sposati molto giovani, eravamo ancora due ragazzi – per concludere gli studi al Politecnico di Milano. Lui ha terminato il suo percorso invece io… mi sono persa, innamorata di tutto, tutto il bello che ho visto qui. Allora ho deciso di seguire alcuni workshop di approfondimento sulle tecniche di lavorazione e sui tessuti e ho iniziato a collaborare con alcune aziende di moda. All’inizio degli anni Duemila ho cominciato a viaggiare per l’Europa, sono stata invitata dall’Accademia della Moda di Lione, in Francia, ho partecipato a diversi eventi e concorsi e ho collaborato con il Gohette Institute per la realizzazione dei costumi di uno spettacolo dell’Opera di Lione. Arrivata a questo punto, la mia fascinazione per la moda era così radicata ormai che nel 2007 mi è sembrato naturale fondare il mio omonimo brand e partire per Parigi per farmi conoscere, partecipare alle fiere, organizzare incontri, insomma fare tutte le esperienze possibili.

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Francesca: C’è qualcuno che ha ispirato in modo particolare il tuo percorso? Un esempio, un maestro al quale hai guardato? 

Adriana: Amo la creatività in tutte le sue declinazioni e, semplicemente, potrei dire che amo la creatività di tutti! Certo una grande influenza l’hanno esercitata i designer giapponesi che con le loro dirompenti innovazioni estetiche volavano in alto e volavano sempre dentro la mia tesa. Impossibile non ammirare il lavoro di Yohji Yamamoto o Comme des Garçons. Ma anche “la movida Belga”, come la definisco io, ha esercitato una forte attrattiva su di me. Margiela che sotterrava i vestiti, Dries Van Noten e le sue stampe, Ann Demeulemeester con le sue asimmetrie, Dirk van Saeme e le manipolazioni sui tessuti. Ero letteralmente folgorata da tutto ciò!

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Francesca: Come si sviluppa il tuo processo creativo? Parti da una mood board, porti avanti un tema in maniera strutturata o segui più l’onda dell’emozione, il tuo istinto? 

Adriana: Direi che, essendo una persona molto istintiva, parto sempre dal materiale, mi innamoro di una stoffa e da quella muovo per creare delle forme, per dare un senso compiuto al tutto. Amo mischiare tessuti ruvidi con sete impalpabili e trasparenti, sempre nel rispetto della qualità e della cura per il dettaglio. Amo i tessuti che agevolano le trasformazioni, quelli che mi permettono di lavorare sul tema della costruzione e della decostruzione, esaltando la funzionalità e versatilità del vestire: un capospalla che diventa abito, arricciature, zip, tagli vivi e nodi che creano silhouette sempre nuove e inattese. Questo è il mio modo di concepire la moda, un modo che pur rinnovandosi di continuo guarda a certi valori fondamentali come quello dell’a-temporaltà: le mie creazioni sono senza tempo e continuative, io stessa traggo ancora adesso ispirazione dalle mie collezioni passate e le rendo attuali modificandole, contaminandole.

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Francesca: Come definiresti in tuo stile? La tua e’ una donna molto vicina all’estetica avant-garde, ama la monocromia, la rigorosa dialettica bianco/nero, eppure è estremamente femminile. In che direzione va la tua ricerca? 

Adriana: La mia donna, è vero, è molto femminile, ed è una caratteristica imprescindibile per me. Sensuale, anche se indossa abiti neri, ma mai esplicitamente sexy. Non mi piacciono gli eccessi, le applicazioni decòr, la ridondanza estetica e nemmeno l’esuberanza di certo modo di vestire. La mia è una ricerca che si basa prevalentemente sulle forme: attraverso l’uso dei materiali cerco di avvolgere la donna in forme femminili, decise ma delicate, mai aggressive.

Ph. Elisabetta Brian, Clothes Adriana Morandi, Jewels Manuganda

Francesca: Abiti lunghi incontrano cappe che evocano forme scultoree, trasparenze si mescolano con materiali più tecnici e non mancano frequenti incursioni nel mondo degli accessori: penso all’uso di catene per esempio. Potremmo dire che la contaminazione e la volontà di far convivere i contrasti è una delle cifre distintive del tuo brand? 

Adriana: Il mio è un linguaggio estetico che parla di contaminazione. Sempre cerco di sdrammatizzare il nero assoluto con dettagli urbani o tecnologici per rendere i capi meno radicali e per far si che siano sempre facilmente indossabili, adattabili a diverse occasioni, non solo per la sera ma anche per il giorno grazie a dettagli o accessori che li rendono fluidi e modulabili. Oltre alla contaminazione c’è anche questo senso di futuro, forse si potrebbe dire così, perché mi piace molto guardare in avanti, sono molto attratta dalle nuove generazioni, dalla loro leggerezza e libertà!

Ph. Elisabetta Brian, Clothes Adriana Morandi, Jewels Manuganda

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Abiti, Adriana Morandi web siteFacebookInstagram

Gioielli, Manuganda  web siteFacebookInstagram

Evento Manuganda + Adriana Morandi Open Studio Winter Sale 

sabato 26 ottobre dalle ore 15 alle ore 21

c/o Manuganda Via Stadera 10, Milano

Foto, Elisabetta Brian

Mua Gaetano Blasa using Laura Mercier

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