METROPOLIS

Lì dove l’oscurità è sprofondata in sé stessa emerge un mondo di nubi e incertezze, di volti sbiaditi, di fantasmi, di corpi vaghi e pronti a dissolversi in nebbia. Dentro quell’oscurità, che è propria della poesia, la fotografia mette in scena una tempesta che non viene dal di fuori, una agitazione interiore che distrugge e cancella per potersi sbarazzare delle costrizioni. Perché solo quando il tutto viene distrutto lo si può ricostruire, si possono rimontare le rovine in una prospettiva superiore, quella di una comunicazione non linguistica in cui l’immagine non copia più il mondo, bensì lo realizza, traccia ipotesi di vita, mette in scena il melanconico.

Il corpo vestito diventa progetto, materiale, esecutore di un stato d’animo significativo in quanto esibito. Ciò che è mostrato è ciò che significa: che risulta anche a me talvolta sgradito il fatto di non poter camminare sulla testa.

“Chi cammina sulla testa, Signori e Signore, – costui ha il cielo come abisso sotto di sé.”

(Paul Celan, La verità della poesia  <<Il meridiano >> e altre prose Ed. Einaudi)

Foto, Asahi Davis

Abiti, Atelier Selene Giorgi

Orecchini, Aumorfia

Location, Morotti Outlet courtesy of  Luisa Mancinelli Morotti

 

 

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