VARINIA POGGIAGLIOLMI, VOCAZIONE CREATIVA

Una sensibilità profonda, un grande capacità di produrre idee e una ampiezza di vedute che le permette di misurarsi in ambiti diversi – l’arte, la moda, i complementi d’arredo –  strutturando in modo sempre nuovo le proprie esperienze e conoscenze. Quella di Varinia Poggiagliolmi è una vocazione creativa che riempie la fitta trama della sua vita e che lascia, anche solo nelle parole, l’indelebile traccia dell’affezione.

Francesca: Raccontami un po’ del tuo percorso: dopo il Liceo Artistico, l’Accademia di Brera e la Laurea in Scenografia. Come si sono manifestate le tue doti inventive nel corso degli anni?

Varinia: Che mi ricordi, fin dai primi anni di scuola materna, nessuno ha mai frenato le mie manifestazioni creative. Innanzitutto il disegno, poi si sono aggiunte tutte le altre tecniche, curiosità e la voglia di sapere, fare. Mi annoia insistere su una sola tecnica. Certo, essere eclettici non aiuta di certo, ma io procedo per necessità che nascono da un sentire… bisogno fisico, mentale, tattile, sensoriale. Mi ha sempre affascinato ed incantato il processo naturale che dal pensiero attraverso le mie mani potessi realizzare. Dall’astrazione al concreto, la considero una piccola magia. L’essere eclettica mi ha facilitato nella mia scelta lavorativa in molti momenti, il saper fare più cose ha fatto in modo di potermi applicare e collaborare in diversi ambiti.

F: Una creativa a tutto tondo: un mondo fatto di illustrazioni, installazioni, performance artistiche, accessori per l’arredamento. Come si sviluppa il tuo processo artistico? Sembra non esistano confini tra i diversi ambiti. Tratti tutto con lo stesso approccio o senti di poterti esprimere meglio in un campo piuttosto che in un altro?

V: Si, per me è un processo a tutto tondo. Un meccanismo automatico, non c’è una divisione studiata a tavolino, bensì la consapevolezza che ogni cosa che realizzo ha una sua strada e quindi una tecnica di realizzazione diversa. Tutte le mie collezioni, che siano esse di vestiti, sculture o complementi di arredo etc., hanno un filo conduttore comune. Li distingue solo la scelta di realizzazione più consona e congeniale per quell’oggetto o abito. Come nella mia quotidianità, nel mio lavoro, non ci sono compartimenti stagni, bensì mondi che si fondono, estrapolo il percorso più adatto a quello che voglio comunicare, sperando di riuscire nell’obbiettivo.

F: Nella tua produzione giocano un ruolo fondamentale il riuso e il recupero dei materiali. Perché questa scelta?

V: In parte perché spesso un progetto nasce dalla necessità del momento e le idee che mi vengono le realizzo con i materiali che ho a disposizione, quindi molto spesso con quello che ho in laboratorio. Recupero e/o acquisto materiali continuamente, ma quasi mai con un fine, con un progetto iniziale di utilizzo. In secondo luogo, e questo è un aspetto importante per me, perché trovo inutile ed insensato un mondo che produce indefessamente senza calcolare quanto esiste già o si può valorizzare con un intervento, magari contaminato… Un mio vestito, ad esempio, è il risultato di una continua contaminazione tra mondi diversi che si uniscono che parlano tra loro, il suo tessuto diventa il corpo di un animale e così via. Un flusso continuo, senza fine, senza confini. Però non credo che tutto possa diventare tutto, e qui interviene la fase di studio, la ricerca che mi aiuta in questo processo.

Varinia Poggiagliolmi, MicroCollezione donna, Acquarium - Ph. Credit Gai Dallera Photography

F: Immagino quindi che anche il tuo rapporto con la moda sia influenzato da questo processo particolare. Quali sono le influenze, quali ispirazioni, come e quando decidi di diventare designer? 

V: Amo la storia del costume e l’alta moda, amo l’arte artigiana della realizzazione degli abiti, il genio di alcuni stilisti innovativi, chi è capace di rispettare la storia ma allo stesso tempo di inventarne una propria e unica. Amo i capi “senza tempo”, quelli di cui ti innamori e che rimangono di stagione in stagione i pezzi forti che ti vestiranno per anni. Non amo il prêt-à-porter, la moda passeggera. Non decido di diventare designer, ad un certo punto decido semplicemente di realizzare per me degli abiti invece di comprarli. In quel periodo avevo anche una figlia di pochi anni, quindi inizio un percorso che è anche il percorso di una madre che si confronta con delle necessità ma anche con un essere in costante cambiamento. Naturalmente le persone cominciano a notare questi abiti e a chiedermeli, ma solo nel 2000 concepisco un vero e proprio progetto Varinia. Evidentemente grazie all’influenza miei studi artistici elaboro non una produzione, ma micro-produzioni sartoriali, non solo perché sono costituite tutte da capi unici ed artigianali, ma perché ogni capo appartiene ad una serie (che di solito si identifica con il mondo animale) e appartiene all’incontro con delle persone. Ogni anno, dunque, la mia produzione obbedisce ad un filo conduttore che attraversa sia gli abiti sia le sculture tessili, i complementi di arredo, gli accessori moda. L’altro elemento importante è l’incontro con chi vestirà quell’abito. Io non creo un abito su misura perché incontra i gusti di un cliente, questa “misura” è data piuttosto dalla qualità dell’incontro con questa persona, è la misura di gusti e culture che si incontrano, di una sincronia di pensiero. Per questo per me non esistono “clienti”, chi veste Varinia è più simile ad un collezionista, però non basta un baratto merce-denaro, è necessario uno scambio culturale, a volte emotivo, quasi sempre sensoriale.

Varinia Poggiagliolmi, MicroCollezione uomo, Details Series, Fish - Ph. Credit Gai Dallera Photography

F: Quindi questo è il concept che sta dietro ai tuoi capi e la loro costruzione, di conseguenza potresti anche non riuscire a vestire una persona. Chi indossa le tue creazioni? 

V: Sì, non è detto che possa vestire chiunque, lo so che è un limite in termini di mercato ma non posso neanche lavorare se non su certe premesse. Che si segua o non si segua la moda tutti noi ci vestiamo. Ognuno di noi applica il proprio gusto nel vestirsi, ma oltre a ciò credo sia più interessante avere abiti scelti, fatti con buoni materiali. I miei capi di base hanno linee semplici, pulite, nelle ultime collezioni mi rapporto con capi classici come i kimono, lo studio parte da loro, poi ho sviluppato i miei modelli di cappotti, giacche, vestiti, pantaloni e tute. Un unico modello di base che attraverso il cambiamento di alcuni dettagli cambiano uso. Semplici, abiti che io definisco anche tattili. I tessuti sono per me molto importanti e, toccarli, guardarli ha molta influenza sulla mia scelta e sulla loro creazione. I miei abiti di solito vengono indossati da persone che si innamorano di un pezzo, che vedono in quell’abito una propria storia, questo mi sembra per ora di aver capito conoscendole. Per le mie collezioni negli ultimi anni penso a donne e uomini “grandi”, adulti veri, donne e uomini comuni a cui piace il bello, donne e uomini a tutto tondo che non usano il vestito come schermo ma contribuiscono a dare un peso a quello che indossano. Siamo noi a dare a un abito un valore aggiunto che diventa poi la loro storia.

Varinia Poggiagliolmi, MicroCollezione donna, Acquarium - Ph. Credit Gai Dallera Photography

F: Una definizione di bellezza e una di contemporaneità secondo Varinia.

V: Ho un concetto vitale della bellezza, per me è ciò che ci fa star bene, che impegna i nostri sensi, un grande respiro, una risorsa per trasmettere energia alla nostra quotidianità. La contemporaneità è bilanciare ciò che siamo con quello che ci succede quotidianamente, non aver paura del nuovo per quanto spesso ci manchino i mezzi per comprenderlo, ma prestare attenzione, rimettersi in gioco e non fossilizzarsi in sicurezze a noi note.

F: Un sogno realizzato e uno che vorresti realizzare.

V: Il sogno realizzato è anche un “non sogno”, faccio quello che amo e mi appartiene. Quello che mi piacerebbe, dopo tanti anni, è riuscire ad applicare meglio il mio sapere, la mia esperienza in modo più concreto ed efficace, produttivo.

F: Progetti per il futuro…

V: Continuare ad avere il privilegio di poter sviluppare i miei progetti e rendere il mio lavoro sempre più strutturato. Dopo vent’anni mi piacerebbe che il mio costante impegno, che la mia professionalità, il mio studio, le mie ricerche, i miei prodotti finali, raggiungessero più persone. Un progetto che chiedo prima a me stessa, tutto il resto è una conseguenza del lavoro e del sostegno che ho avuto finora da chi ha creduto in me.

Desidero ringraziare per la cortese intervista Varinia Poggiagliolmi – web siteFacebookInstagram

In copertina indosso: Varinia Poggiagliolmi, MicroCollezione donna, Acquarium - Ph. Credit Gai Dallera Photography

Varinia Poggiagliolmi, ritratto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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