LA MODA E LA MORTE

Due sorelle che si amano e si odiano. Che litigano e fanno pace. Che dividono un appartamento dal quale governano il mondo. Intente a fare e disfare le cose di quaggiù. Sono la Moda e la Morte, figlie della Memoria, parenti strette della Caducità. Sono espressione tangibile di quel divenire che investe tutte le cose umane e le rende per questo transitorie ed effimere. Sono due facce della stessa realtà. Perché quando la Caducità travolge i corpi ecco che si svela la Morte. Quando la stessa travolge i costumi ecco che si svela la Moda. In mezzo a loro la Storia, una bambina capricciosa, che non vuole ascoltare e non vuole studiare, che gioca alla guerra e ha per amici certi schifosi animaletti.

“Una bambina strana, anche nel corpo, che fa cose altrettanto strane. Ma il tratto bellissimo di questo personaggio” racconta l’attore Matthieu Pastore che la interpreta “è la sua fame di vita, di nuovo, la sua evoluzione, perché è una bambina che cerca di diventare una donna senza però mai poterlo essere.”

Battaglie, attentati, rivoluzioni si susseguono come fossero apparizioni invisibili fino a quando un uomo bello e fiero, eroe o terrorista chi può dirlo, irrompe nell’abitazione muovendo le figure femminili a irrefrenabile passione. Lui è Gavrilo Princip il rivoluzionario serbo che a Sarajevo assassinò l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono dell’Impero austro-ungarico, diventando quindi la causa scatenante della prima guerra mondiale. Così tremendamente seducente che le tre decidono di tenerlo in casa e di designarlo insegnate della Storia. Ma in breve tempo se ne innamorano perdutamente: la Moda perché è un uomo bellissimo, la Morte perché lo vuole uccidere, la Storia perché è appassionata e questo amore in qualche modo la eleva.

Tratto dall’operetta morale di Giacomo Leopardi “Dialogo della Moda e della Morte” del 1824, nella riscrittura della bravissima e giovanissima drammaturga Magdalena Barile la pièce supera l’impronta tipica del dialogo illuminista costruito sulla personificazione di due entità astratte. E ci restituisce una commedia dai tratti noir, profonda, intelligente, ironica, condotta in maniera impeccabile dal regista Aldo Cassano, che racconta della percezione sempre più confusa che abbiamo della Grande Storia e di come l’immaginario individuale tenda a prendere il sopravvento sui fatti reali specie in un’epoca, quella attuale, così digitale e mediatica.

“Tutta la narrazione si svolge dentro un contesto più ampio che è il contesto storico appunto.Vengono evocati fatti quali l’atterraggio sulla Luna, la tragedia del Word Trade Center, il secondo conflitto mondiale. Solo evocati, senza la pretesa di dare risposte, solo con l’intento di lasciare allo spettatore degli spunti di riflessione. Lo spettacolo vuol essere un modo per interrogarsi su queste tre figure della contemporaneità. E, se dovessi tirare le somme, direi che in passato la Morte era forse un po’ più forte rispetto alla Moda, c’era forse una consapevolezza maggiore del fatto che tutto fosse destinato a finire. Mentre oggi la Moda, che ha così grande fame di potere, sembra voler annientare anche la memoria, cancellare quasi la storia.”

Desidero ringraziare per questa conversazione Matthieu Pastore al Teatro Elfo Puccini di Milano (www.elfo.org) con La Moda e La Morte fino al 31 ottobre 2015 (ore 19.30).

Di Magdalena Barile – Regia Aldo Cassano – Con Benedetta Cesqui, Natascia Curci, Fabrizio Lombardo, Matthieu Pastore – Assistente regia e suoni Antonio Spitaleri – Scene Valentina Tescari – Costumi Lucia Lapolla – Luci Giuseppe Sordi  – www.animanera.net

 

 

 

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