LA PERFORMANCE DI MARCO NEREO ROTELLI ALLA FONDAZIONE MATALON

L’identità, la ricerca del sé, la dimensione del tempo, la combinazione di due unità – luce e scrittura – che ne genera una terza inedita, il rapporto tra arte e vita, sono solo alcuni dei temi intorno ai quali Marco Nereo Rotelli (Venezia, 1955) ha fondato la sua pratica multiforme. Il suo approccio intermediale, la sua abilità a collocarsi tra i diversi mezzi di comunicazione, ha sempre reso il suo lavoro poco incline a definizioni o categorizzazioni. Noto a livello internazionale per le installazioni luminose, ha fatto della scrittura di/segnata la propria cifra stilistica. Il verbo poetico, a lui così tanto caro da averlo eletto a strumento privilegiato del fare artistico, trascende i suoi stessi confini e diventa nella sua pratica luogo fisico, presenza carnale, cosa viva. 

La sua scrittura gestuale, curvilinea ed avvolgente, sarà protagonista dell’azione performativa “Freddie’s Mirror” che andrà in scena il 16 aprile alle ore 11, in occasione della Milano Design Week 2024, negli spazi della Fondazione Luciana Matalon. La cornice espositiva della mostra “Queen Unseen”, che raccoglie gli scatti inediti realizzati all’iconica band britannica da Peter Hince, capo della road crew del gruppo, diventa pretestuosa a una rilettura dei testi delle canzoni di Freddie Mercury, che con la sua musica di frontiera ha segnato lo spirito di un’epoca. 

I 12 specchi disposti a forma di cerchio sui quali l’artista interviene – si tratta della famosa “unghia” progettata dall’architetto Rodolfo Boretto – creano un varco che collega lo spazio virtuale della composizione musicale all’ambiente reale in cui essa prende forma. La natura riflettente delle superfici amplifica il carattere partecipativo della performance, consentendo a Rotelli di muoversi  dentro l’opera insieme a chiunque altro si presenti davanti all’opera, invertendo e rendendo fluida la tradizionale assunzione dei ruoli autore/spettatore, cantante/ascoltatore. 

Mosso dall’esigenza di capire più che di dire, di scoprire più che di statuire, l’artista ci invita a una riflessione sulla dimensione del tempo, sull’istantaneità del momento presente, che condensa in sé passato e futuro. Il passato è quello della rivoluzione culturale che ha investito gli anni Settanta e di cui la musica è stata un potente attivatore, colonna sonora dei movimenti per i diritti civili e l’emancipazione, delle lotte per l’uguaglianza razziale e di genere, ma anche di uno dei momenti più fecondi del nostro design. Il presente è quello della crisi che colpisce il nostro pianeta e che non è solo quella ecologica, ma corre in parallelo con la crisi planetaria della cultura, con la sollecitazione e il bombardamento mediatico che quotidianamente subiamo in quanto soggetti connessi, che vivono nell’immediatezza dell’informazione. 

Al mondo virtuale, alla progressiva deraealizzazione che domina la nostra contemporaneità, Rotelli oppone la riscoperta e il recupero dei nostri valori più profondi ed elevati. La riconsiderazione della scrittura nella sua accezione totemica, nel senso di stretta parentela, di un’identità sostanziale con l’uomo. 

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