MATTEO THIELA, UNA POESIA A COLORI

Flessibilità, elasticità, fluidità, mutevolezza. Qualità intrinseche esaltate da un processo di costruzione complesso in cui la materia e il contatto sensoriale diventano questioni fondanti ed essenziali da inscrivere dentro la relazione estetica. I filati in 3D vengono mischiati e lavorati tra loro fino a ottenere il massimo delle qualità prestazionali: forme solide e consistenti esplorano la leggerezza e la lucentezza del tessuto restituendo la naturalezza di un vestire fatto di allure e seduzione. E’ l’universo di visioni colorate e figure espressive che prende vita nella nuova collezione di Matteo Thiela.

“Mi piace l’idea di poter lavorare sulla creatività e di realizzare se possibile anche quattro collezioni l’anno: pochi pezzi, unici e fatti a mano, eppure sempre rinnovati. Dando vita a degli eventi ad hoc e itineranti, scegliendo le location in funzione delle creazioni che intendo esporre. Immagino dei luoghi accoglienti in cui incontrare le persone, spiegare il mio lavoro, pendersi il tempo per conoscersi. Perché la mia tecnica di lavorazione richiede questo approccio, anche molto sartoriale, la possibilità del fare le cose su misura, qualcosa che sia proprio cucito addosso.”

Muovendo da queste premesse è stata presentata lo scorso 12 aprile a Torino presso IQOS Embassy la collezione primavera 2018, “ma mi piacerebbe riuscire a creare anche una collezione estiva introducendola al pubblico con la stessa formula” precisa Matteo.

In questo luogo unico ed esclusivo nato dalla ricerca e dalla nuova mission del gruppo Philip Morris International, dentro la struttura modulare progettata dall’illuminato strutturista e architetto Arthur Huang, fondatore di MINIWIZ, un trionfo glorioso di tonalità che si manifestavano in tutta la loro forza comunicativa.

“Il colore è venuto come una sorta di reazione allo stato delle cose, per la noia del nero forse che porta con sé un messaggio sempre molto preciso, poco dispersivo. Allora ho giocato di più, ho usato tutte le tinte senza riserve, pur con grande difficoltà lo ammetto perché per me è come una fame eterna, non riesco a scegliere, a essere selettivo, io i colori li userei tutti! In questo senso non ho pregiudizi, mi piace sperimentare. E il mio atteggiamento rispetto al colore è stato motivato anche dal desiderio di voler immaginare la donna vestita così, sgargiante, come se il colore potesse fissare nella memoria un momento, un incontro, e renderlo indimenticabile.”

Sembrano orditi pittorici questi abiti, trame ornamentali che si moltiplicano fino a coprire la superficie del corpo che le indossa. Una alchimia fluida che combina la seduzione visiva derivante dalle assonanze cromatiche con strutture fatte di materiali stratificati e accoppiati. Leggerezza e compattezza insieme, trasparenza e copertura, morbidezza e consistenza: una continua sorpresa che rimanda alla sensibilità di un designer sempre intento a intrecciare i fili della sua creatività.

“L’esito finale della mia tensione inventiva è sempre frutto del bilanciamento tra ricerca materica, abilità manuale e suggestioni femminili perché sono le donne, prima di tutto, la mia fonte di ispirazione. La sfida è quella di ottenere il massimo della prestazione, della leggerezza, della trasparenza, della bellezza, della luminosità. Questo sta diventando il mio obiettivo: dare la migliore forma reale possibile alle mie sperimentazioni, al mio gioco come lo chiamo io. Scoprendo poi un risultato del tutto inatteso, qualcosa che non è mai uguale a sé stesso e che per questo continua ad emozionarmi.”

Desidero ringraziare per la cortese intervista Matteo Thiela – sito web – Facebook – Instagram

Foto di  Alberto Nidola

 

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