MLB, LA HOME GALLERY

Uno spazio per l’arte contemporanea. Aperto, relazionale, un territorio eclettico in cui si condensano frammenti del mondo presente. Uno spazio in cui la separazione tra pubblico e privato assume contorni indefiniti e l’aderenza al nostro tempo diventa la sigla che accompagna un nuovo spirito, un nuovo modo di approcciare l’arte.

“Le persone che vengono da noi compiono in un certo senso un atto di grande coraggio. Suonano il campanello, salgono le scale e vengono accolti in casa da dei perfetti sconosciuti. E’ difficile che ci sia questa rottura delle barriere al giorno d’oggi, però la gente si trova subito a proprio agio e rimane davvero colpita anche quando entra nella nostra camera da letto tappezzata di opere d’arte.”

Maria Livia Brunelli, curatrice di mostre, critica d’arte e di fotografia e gallerista, dopo la Laurea in Lettere Moderne e il Diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte, inizia a collaborare con l’Università di Bologna. Consegue poi un master in “Management per curatore nei musei d’arte e di architettura contemporanea” alla Sapienza di Roma “senza sapere bene quello che avrei fatto ma spinta dalla passione per questo mondo e perché sentivo la necessità di completare la mia formazione acquisendo delle competenze manageriali che mi mancavano, come mancano a tutti gli studenti italiani.”

Dieci anni fa, supportata dal marito Fabrizio, “che pur arrivando dagli studi di ingegneria si è appassionato a questo mondo e mi ha sempre seguita”, fonda la MLB Home GalleryUna casa galleria nel pieno centro storico di Ferrara, situata all’interno di un palazzo storico del Quattrocento dagli alti soffitti affrescati, di fronte al Castello Estense e a pochi passi dal Palazzo dei Diamanti.

“L’idea della home gallery è nata un po’ da una follia, un po’ dalla voglia di riuscire a tutti i costi a fare questo lavoro. Già da studentessa, nella casa che condividevo con un’artista e due attrici, durante ArteFiera chiudevamo le nostre stanze e ospitavamo gli artisti emergenti della città. Mettevamo una locandina in Accademia e dicevamo a chiunque volesse esporre in casa nostra di contattarci. In quei giorni la casa si riempiva di gente, un’atmosfera festosa dalla quale sono nate tante cose belle, come l’aver ospitato Flavio Favelli per esempio o essere finite nel libro d Eraldo Baldini.”

Poi, come in una favola, “vengo catapultata da un minuscolo appartamentino dove mi ospitava un’amica alla periferia di Roma a una specie di reggia di fianco al castello di Ferrara, come una vera principessa!” Il padre, con un grande gesto d’amore, le regala una casa meravigliosa nel centralissimo Corso Ercole d’Este, per ripagarla dei tanti sacrifici fatti negli studi e mosso dalla convinzione che le servisse uno spazio importante, adatto al suo lavoro che già all’epoca aveva all’attivo la curatela di un centinaio di mostre. Il proposito di trasformare quel luogo-abitazione anche in una galleria d’arte è venuto del tutto naturale e immediato.

“L’idea strategica è stata quella di collegare la nostra attività alle mostre del Palazzo dei Diamanti. Sfruttando il fatto di essere nella stessa via ho avuto l’intuizione di realizzare dei progetti curatoriali attualizzando in senso contemporaneo le mostre del Palazzo. Mi ricordo un viaggio a Londra durante il quale ho visto una mostra che mi ha illuminata. Alla Tate Modern c’era una natura morta del Seicento e di fianco un video di Sam Taylor Wood che rappresentava il lentissimo decadimento di un meraviglioso cesto di frutta che diventava marcio. Ho pensato fosse geniale ed era esattamente quello che volevo fare io! Quindi il collegamento con Palazzo dei Diamanti è nato anche sull’onda di queste suggestioni.”

Prende forma concreta l’ambizione di attualizzare l’antico attraverso l’adozione di un linguaggio contemporaneo, esplorando con i media della nostra epoca la monumentalità della vicende umane e la loro traslazione nell’arte. Ecco allora che la ripresa del passato diventa manifestazione del presente.

A Bologna, in occasione dell’edizione appena conclusasi di ArteFierala galleria ha proposto un progetto tutto incentrato sul tema della fragilità con sei artisti che ne hanno indagato, ognuno a suo modo, le molteplici sfaccettature.

Perché la fragilità? Perché noi facciamo sempre degli stand monografici partendo dall’idea di lavorare su un tema contemporaneo. L’anno scorso, con tutto quello che è successo, ci siamo focalizzati sui migranti e quest’anno, forse per una serie di motivazioni anche un po’ inconsce, per quello che sta accadendo nel mondo, tutti questi cambiamenti, equilibri così delicati, Trump che ci ha anche un po’ sconvolto, la scelta è ricaduta sulla fragilità.”

La fragilità dei luoghi abbandonati nella poetica ricognizione di Silvia Camporesi, un atlante della dissolvenza. La fragilità dei bambini ritratti da Mustafa Sabbagh nella serie “Candido”, le loro mani macchiate, le loro espressioni innocenti. La fragilità della sopravvivenza nell’installazione di Stefano Scheda, gemme e steli di fiori che fuoriescono dai mobili e dalle crepe nei muri. La fragilità dei rifugiati nel lavoro del fotografo e regista siriano Omar Imam, sogni di amore, di fuga, di odio cristallizzati in immagini simboliche e surreali. La fragilità dei legami più intimi nelle foto della giovanissima e promettente Anna Di Prospero, già insignita di prestigiosi premi internazionali. La fragilità declinata in due diversi aspetti della femminilità nel dittico dell’artista e performer Giovanna Ricotta. 

“Ci vuole intuito, certo, a scegliere degli artisti emergenti di talento ma è sempre un gran lavoro di squadra. Forse la nostra galleria, a differenza di molte altre, è davvero attenta a far crescere ognuno di loro. E’ sicuramente un retaggio del mio essere nata come curatrice. Ogni passo viene deciso insieme, cerchiamo tantissimo il rapporto con i musei e di avere un approccio il più personale possibile con tutte le componenti che ruotano intorno al mondo dell’arte.”

E uno sguardo sempre rivolto giovani, dei quali c’è un gran bisogno. Riconoscendo il ruolo importantissimo che la scuola deve svolgere nell’educare alla passione per l’arte, Maria Livia, mamma di una bambina di 4 anni che sta crescendo dentro la home gallery, è promotrice di tutta una serie di attività didattiche tra cui i laboratori per i più piccoli convinta che l’amore per l’arte vada instillato nei bambini introducendoli a questo universo con grande spontaneità.

“Io credo che l’arte dia la possibilità di guardare dentro di sé in maniera molto profonda, anche per migliorarsi, e che si possa capire meglio sé stessi attraverso il lavoro degli artisti. Abbiamo tutti un gran bisogno di spiritualità e forse, non essendo più così credenti ed essendo così diverso il mondo, questa spiritualità la cerchiamo anche nell’arte. E’ un momento di cambiamento questo, di fermento positivo, finalmente si inizia a capire che l’unica fortuna dell’Italia, direi dell’Europa, è quella di poter investire in cultura. Se penso a uno scenario globale, non posso non pensare a tutti i mercati emergenti che sempre più verranno a cercare la cultura da questa parte del mondo. E a maggior ragione in Italia.”

Desidero ringraziare per la cortese intervista Maria Livia Brunelli, fondatrice di MLB Home Gallery – sito webFacebook  – Instagram.

Foto di Giancarlo Fabbi

Mustafa Sabbagh, ArteFiera 2017 -  MLB Home Gallery

Silvia Camporese, ArteFiera 2017 - MLB Home Gallery

Stefano Scheda, ArteFiera 2017 - MLB Home Gallery

Anna Di Prospero, ArteFiera 2017 - MLB Home Gallery

Omar Imam, ArteFiera 2017 - MLB Home Gallery

Con Maria Livia Brunelli fondatrice di MLB Home Gallery - 
ArteFiera 2017

Con Maria Livia Brunelli fondatrice di MLB Home Gallery - 
ArteFiera 2017

Marco Di Giovanni, ArteFiera 2017 - MLB Home Gallery

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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