Un film speciale quanto a toni e emozioni, che possiede quella gentilezza del tocco, sostanziale e formale, che netta emergeva già dal primo lavoro del regista Francesco Calogero. Una poetica cinematografica in cui i sentimenti, e le relazioni dentro le quali si sviluppano, non sono mai urlati, mai fuori misura, dove quello che conta sono le vicende umane che pur snodandosi lievi sanno annidarsi sotto pelle.
Nell’arco temporale scandito da sei stagioni si avvicendano le storie di quattro personaggi e insieme a loro le emozioni e l’imprevedibilità della vita. Le situazioni si evolvono e involvono, si aprono e si chiudono sullo sfondo di una città ferita, di una Messina che era un giardino e adesso è cemento.
A scaldare il freddo dell’inverno in cui vive un architetto cinquantenne è la studentessa Hikma, una giovane donna che tanto gli ricorda la moglie Sofia morta in circostanze mai chiarite. La seconda primavera di questo film è anche la seconda primavera del protagonista Andrea relegato da tempo in una infelicità senza desideri, una sorta di inverno gelato in cui il filo misterioso delle passioni pare essersi smarrito nella memoria. Il suo è un dolore come pacato, trattenuto, sottratto alle grida, che pare trovare consolazione nell’incontro con questa ragazza dalle tante sfaccettature, immersa lei stessa in un percorso lento di crescita e trasformazione. E in parallelo evolveranno entrambi seguendo il corso delle stagioni e della vita, si perderanno e si troveranno, conosceranno vicinanza e lontananza, amore e dolore, passato e presente fino all’epilogo, un bagliore di futuro nelle parole di Hikma ad Andrea: un giorno hai deciso che eri morto e un altro hai deciso che eri vivo. Ma hai fatto tutto da solo, non darmi meriti che non ho.
Nel mezzo Riccardo, un personaggio quasi teatrale per il modo in cui riesce a organizzare il disordine sentimentale tra i personaggi della storia. Un surrealista di confine come si definisce lui stesso, un ragazzo giovane con una passione sincera, autentica, per la letteratura e il sogno in tasca di diventate uno scrittore di fama pari a quella del suo autore feticcio Philip Dick. Un carattere istintivo, sarcastico, a tratti gioioso, che mai strizza l’occhio all’antagonista cattivo e mai cade nel cliché del mancato scrittore fallito.
Un film realizzato da un siciliano in cui la Sicilia si sente molto. Un film del Mediterraneo si potrebbe dire, a significare i colori e la presenza del sole e del mare. Ma anche un film attento a non ignorare problemi reali e gravi quali il consumo del territorio e il dissesto idro-geologico o capace di evocare spettri sinistri utilizzando la simbologia del ponte che attraversa la villa nella quale abitano i protagonisti della storia. Senza mai cedere niente al folclore, senza mai indugiare negli stereotipi.
Un film che ha il grande pregio di una naturalezza ottenuta per sottrazione, una naturalezza che rinuncia a inutili ornamenti ma non rinuncia mai a una scrittura accurata, intelligente e ironica, incline a accarezzare il cuore per la ricchezza di allusioni e citazioni colte, sempre puntuali e stimolanti.
Girato in 4 settimane, con pochi mezzi e ritmi serrati, Seconda Primavera è frutto dello sforzo produttivo autonomo di Polittico la società fondata nel 2013 da Mia Arfuso e Francesco Calogero, con l’obiettivo di sviluppare proposte indipendenti: film narrativi o documentari, progetti radiotelevisivi o editoriali, ibridi che nascono dall’incrocio di linguaggi tra diverse discipline. Con la volontà di interrogarsi sul ruolo di un’impresa culturale nel meridione e facendo emergere storie e conoscenza la cui portata creativa si rivela anche nel confronto con altre culture. Con l’ambizione, a mio avviso pienamente realizzata con questa pellicola, di produrre al sud ma di saper dialogare con il mondo.
Seconda Primavera, Italia 2015
Regia e sceneggiatura: Francesco Calogero
Con: Angelo Campolo, Anita Kravos, Antonio Alveario, Claudio Botosso, Desirée Noferini, Gianluca Cesale, Hedy Krissane, Livio Bisignano, Monia Alfieri, Nino Frassica, Tiziana lodato
Fotografia: Giulio Pietromarchi
Montaggio: Mirco Garrone
Colonna sonora: Sandro di Stefano
Foto di scena: Paolo Galletta
Gli attori Desirée Noferini e Angelo Campolo
Gli attori Nino Frassica e Claudio Botosso