ALTROVE, I AM SOMEWHERE ELSE

– Viaggi per rivivere il tuo passato? – era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: – Viaggi per ritrovare il tuo futuro? E la risposta di Marco: – L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà. (Le città invisibili – Italo Calvino – II.)

Altrove. E’ la sensazione di essere in un altro luogo. Di poter trascendere le convenzioni spazio-temporali e la contingenza dell’hic et nunc. E’ il piacere di guardare oltre la superficialità. Dentro l’essenza delle cose, nel loro nucleo. Come immersi in un contenitore, di pensiero e di cose, che rifugge la stasi.

“Altrove è una parola che ci è sempre piaciuta molto, è forse la parola che più si presta ai sognatori. Ma non ha una accezione negativa per noi, non è un non voler essere qui e ora, non è un altrove nel senso di voler fuggire da qualcosa.”

E’ essere costantemente da un’altra parte, in un viaggio perenne. Quindi una parola pregna di significati, con una valenza fortemente positiva.

Loro sono Alessandra Milan e Miriam Nonino e alla costruzione di questo spazio, di questo Altrove nella Venezia appoggiata sul mare, ci sono arrivate con un bagaglio esperenziale fatto di moda, arte, design e grafica. Un percorso di vita all’insegna della polivalenza eppure tenuto insieme da concatenazioni mai casuali, da cose uguali eppure diverse perché viste da diverse angolazioni prospettiche.

“Nell’abbigliamento, perché moda è una parola nella quale non mi ci riconosco” dice Alessandra “ci sono nata. Fin da piccola in mezzo a scampoli di tessuto, cartamodelli, forbici e macchine da cucire. E quando già da bambina riconosci la lana, il cotone, la seta, la viscosa, li riconosci dal punto di vista proprio tattile, capisci che quelle cose ti sono entrate dentro senza che nemmeno fosse necessaria una formazione specifica. Poi magari la vita ti porta a fare altre scelte, a seguire altri interessi tipo quello per il mondo classico, le lingue antiche o l’arte. Ma sono tutte componenti dello stesso percorso. Mi piace pensare che ad Altrove io e Miriam ci siamo arrivate con un valigia piena di tutto quello che abbiamo fatto prima, piena di tutte le nostre esperienze, positive e negative insieme.”

Lontano dalle convenzioni che regolano l’industria del fashion, dall’incalzare dei suoi ritmi, da tendenze poco frequentate tranne che dagli addetti ai lavori, il loro è un prodotto che intende resistere al violento processo del consumo, alle mode apparenti che si annullano e si ricompongono in funzione di un futile tempo pseudo – ciclico. E per questo un lavoro che concentra nella forma la sintesi di una intensa attività progettuale.

Partiamo da una linea curva a volte, basta quello. Data la nostra maggiore affinità ai principi che regolano il mondo del design piuttosto che quello della moda, è proprio l’incipit a essere diverso, anche a livello metodologico.”

Tutti i nostri capi nascono in qualche modo da una forma geometrica. Sia essa una linea: una curva o una diagonale. Sia essa una forma vera e propria: un triangolo o un rettangolo. Sono sviluppi di forme. Forme senza limitazioni di sorta.

Codici del vestire e la loro sovversione, stereotipi di genere e il loro ribaltamento. “Abbiamo una diversificazione maschile – femminile, ma spesso invertiamo uomo – donna e non per volontà di negare un femminile e un maschile, è semplicemente fare dei capi che possano stare bene ad entrambi.”

Requisiti di funzionalità e vestibilità creano volumi nuovi e i tessuti, scelti con cura maniacale e tutti rigorosamente Made in Italy, sembrano accompagnare il corpo, quasi custodirlo nella modalità dell’essere anziché dell’avere. L’avere si riferisce alle cose, e le cose sono fisse e descrivibili. L’essere si riferisce all’uomo ed egli è in via di principio indescrivibile. “E’ più una questione della personalità che abita le nostre forme e proprio perché lavoriamo sulle forme abbiamo superato il concetto di taglia: solo una taglia piccola e una grande, sia per l’uomo che per la donna, e sono vincolanti fino a un certo punto.”

Un’estetica che fa uso espressivo della struttura, declinata in tonalità monocromatiche e accompagnata da una precisa conoscenza tecnica e sartoriale, che proprio nella rilettura delle linee sa farsi contemporanea.

“Altrove può essere solo a Venezia perché per fare quello che facciamo non abbiamo bisogno di captare le tendenze del momento. E Venezia è una città in cui due anime si sovrappongono di continuo: quella internazionale, del turismo, caratterizzata dal brusio di parole straniere in sottofondo e quella della quotidianità di chi ci vive, caratterizzata dai ritmi propri di un paese e le conoscenze, le abitudini, le facilitazioni. Poi è sull’acqua e quindi una dimensione che più altrove di così non potrebbe essere. Perché l’acqua è vero che è un confine, ma è un confine valicabile. Nessun posto è come Venezia, niente è come questa specie di tela bianca, di libertà creativa assoluta in cui siamo noi a stabilire cosa fare e in che modo farlo.”

Sarà una crescita lenta e consapevole, una filosofia garbata di piccoli passi, aperta all’inatteso, all’imprevedibile. In un Altrove aperto alla vita, alle mutazioni e ai desideri. E alle inaspettate forme che essi sanno prendere.

Detto questo, è inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.  (Le città invisibili – Italo Calvino – II. Le città sottili. 2.)

 

Desidero ringraziare per la cortese intervista Alessandra Milan e Miriam Nonino fondatrici di Altrove Atelier + Studio www.iosonoaltrove.com a Venezia Calle Moro 2659/A – San Polo, 30125.

In copertina:  Alessandra Milan e Miriam Nonino, photo credits Carlo Mion

 

 Altrove’s Atelier, photo credits Alessandra Bello

 

Altrove’s Atelier, photo credits Alessandra Bello

 

The Dummy in Altrove’s mood 

 

Altrove’s mood, photo credits Marco Pegoraro

 

Altrove’s mood, photo credits Marco Pegoraro 

 

Altrove F/W 2011, photo credits Davide Lanternoz 

 

Altrove, a short movie. 

Cinematographer Ilaria Vecchio – Photographer Renzo O. Angelillo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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