BERLINDE DE BRUYCKERE, ALETHEIA

Tracce solide, scultoree, disposte in una trama di relazioni – esibite o annunciate – in cui gli oggetti, come fluttuanti, come investiti da impercettibili movimenti, sono inseriti nella struttura del divenire. Aletheia (ἀλήθεια) è l’atto del dischiudimento, lo svelamento, la rivelazione che ci consegna all’imponente mostra, curata da Irene Calderoni, che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino dedica a Berlinde De Bruyckere (Gand, Belgio, 1964).

La poetica dell’artista belga, profondamente influenzata dalle tradizioni del Rinascimento fiammingo, dall’eredità degli antichi maestri europei e dell’iconografia cristiana, nonché dalla mitologia e dalle tradizioni culturali, da sempre insiste sui grandi temi universali quali l’amore e la sofferenza, il pericolo e la protezione, la vita e la morte e il bisogno umano di comprensione.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

E porta qui in scena una narrazione organica che nell’alternanza dicotomica di Eros e Thanatos, bellezza e angoscia, crea un terreno fertile di pathos e pietas, di tenerezza e cura, il desiderio di prendere su di sé la fragilità umana e di elevarla.

“Voglio mostrare quanto può essere impotente un corpo” ha ripetuto in diverse occasioni De Bruyckere in riferimento alla sua ricerca, “e che non è nulla di cui avere paura, può essere qualcosa di bello”. E sebbene in questo specifico corpus di lavori, concepito per gli spazi della Fondazione, nessun corpo sia esibito, ogni corpo aleggia – sublimato ed evocato nella sua sacralità – come protagonista di un’ intensa drammaturgia in cui la frattura tra il registro della finitudine umana e la tensione verso l’infinitezza viene ricucita in un gioco di specchi non privo di una precisa funzione sul piano enunciativo.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

“In questo momento storico, in cui proliferano estremismo e razzismo, in cui compassione e solidarietà sono inariditi, in cui vediamo troppe somiglianze con l’inquietudine degli anni trenta che ha preceduto le mostruosità innominabili dell’Olocausto e quella particolare diffamazione della civiltà è persino negata da persone con troppo potere politico, sento l’esigenza di proporre immagini audaci, forti. Voglio portare quella stanza al pubblico. Come una esperienza fisica, immersiva”.

La stanza alla quale l’artista fa riferimento è il laboratorio per la lavorazione delle pelli di Anderlecht in Belgio in cui le pelli degli animali, appena strappate, vengono impilate su larghi bancali e ricoperte di sale per preservarle in funzione dei trattamenti successivi. Da quelle suggestioni emotive, dalla violenza che da lì trasuda, mentre qui è solo evocata, e che è destinata a mutare in un atto di cura estrema e laboriosa che porta alla loro trasformazione, nascono queste sculture monumentali realizzate con la cera, suo materiale di elezione, attraverso una serie di operazioni distinte: il calco e la riproduzione, la piegatura, la stratificazione, l’applicazione di pigmenti colorati che restituiscono alle opere il risultato cromatico della pelle vivida, tumefatta, ammaccata.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Nelle venature laterali un estremo lavoro di sintesi concettuale: caduco e duraturo, fugace e costante, mutevole e saldo si ritrovano, cuciti insieme dalla sbavatura della cera. Ferita esibita a ricomporre la polarità tra gli opposti che non si sottrae nemmeno al ritmo discontinuo del pavimento, lavorato insieme a un gruppo di scenografi dell’Opera di Bruxelles con resine solidificate in cui si stratificano la cera e il sale e tracce di pneumatici, nell’infinita dialettica di albore e scurore, stridore e silenzio assordante.

La mostra culmina in una grande installazione ambientale i cui lavori – già esibiti in occasione di una precedente personale tenutasi a Mechelen, in Belgio, dal titolo “It almost seemed a lily”- traggono ispirazione dall’ hortus conclusus medievale, da quelle composizioni minuziose ricche di particolari da cui De Bruyckere trae nello specifico l’elemento del fiore, uno degli altri topoi della sua produzione. Commistione di stimoli diversi – viscere in movimento, armature, rami, brandelli di coperte e carta da parati sdrucita – queste opere sembrano aggrapparsi alla cornice ma al contempo scivolare via da essa, in un ancoramento che sempre risulta precario.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Grandi finestre aperte sul mondo interiore dell’artista da cui entra un vento forte, vento di tempesta il cui boato parla di bellezza imperfetta, del valore della deperibilità, del gusto malinconico dell’inevitabile appassire di tutte le cose. Di una solitudine profonda che funge da spinta escatologica per trovare il modo di essere sé stessi e il proprio posto nel mondo.

E’ stato dapprima il disegno, poi la scrittura e infine la scultura a perpetuare questa continua indagine sull’animo umano che suscita domande la cui risposta non può essere differita e che affronta gli interrogativi che lo concernono armonizzando gli elementi in una mescolanza. In una sorta di composizione dei contrari in cui possiamo ritrovare i segni visibili di una frammentarietà che ci riguarda tutti.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

[…] Ma lo ripeto: non sono vergini

alla vita, sono dei calchi funerei,

che imitano la barbarie del dire

senza ancora possedere

parola, puro viola sopra il verde…

Io ero morto, e intanto era aprile,

e il glicine era qui a rifiorire.

Il glicine, Pier Paolo Pasolini (da Poesie incivili – aprile 1960)

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Ph. Alberto Nidola

Berlinde De Bruyckere “Aletheia”

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino – fino al 15 marzo 2020

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 Foto di Alberto Nidola

Io indosso un abito vintage Christian Lacroix di Elenab.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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