GLI ANNI ’80 E IL RITORNO DELLA PITTURA

La fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 sono caratterizzati dal ritorno di una “nuova pittura” europea, un filone nel quale lo stesso Arcangelo si inserisce. Perché una pratica apparentemente così poco innovativa si ri-afferma in quegli anni?

Lo spiega in maniera approfondita l’art advisor Caterina Verardi in questa nostra conversazione.

CV: L’arte del dopoguerra, fino agli anni ’80, era caratterizzata da un concettualismo estremo. Dalla pop art al minimalismo, dallo spazialismo milanese all’arte povera, fino alle provocazioni della performance art, dominava uno stile artistico fatto di linguaggi innovativi e provocatori nati per rappresentare una contemporaneità nuova e rivoluzionaria.

Dopo questo periodo animato da grandi idee e teorie, gli anni ’80 sono caratterizzati da quello che la filosofia postmoderna chiama il Pensiero Debole, che si oppone al pensiero forte dell’idealismo una volta cadute le certezze dell’ideologia. In arte, la de-ideologizzazione della società contemporanea porta alla decadenza dell’arte concettuale in favore del recupero della nozione di specifico artistico.

La Nuova Pittura recupera un linguaggio tradizionale (pre-avanguardista) con uno spirito sfacciatamente moderno. A differenza del puro citazionismo, questi artisti si muovono con un atteggiamento di totale reversibilità tra tutti i linguaggi del passato, senza alcun rigore ma con una leggerezza individuale che ci da l’idea di quanto siano magnificamente contemporanei questi maestri.

D: E’ in atto un cambiamento di paradigma nel modo di intendere la pittura?

CV: Gli artisti degli anni ‘80 non hanno l’obbiettivo di reinventare la pittura o di creare una nuova pittura contemporanea semplicemente la usano, utilizzano la pittura come un a-priori dell’arte, un archetipo al quale attingere al bisogno, in assoluta libertà. 

D: Quanto attinge dalla tradizione figurativa e pittorica del passato e quanto e in cosa se ne distacca?

CV: Gli artisti postmoderni vivono una sorta di nomadismo culturale che gli permette di avvicinarsi alla tradizione e alla storia in maniera libera, esattamente come si confrontano con la contemporaneità. Fanno proprio ciò che sentono e utilizzano modelli e archetipi per esprimere una sensibilità tanto privata quanto universale. I riferimenti non sono citazioni, le idee non diventano concetti: il pittore attinge dal profondo, dove l’individuo si mischia con la tradizione, la terra con le muse, e dove il personale si trasforma in verità collettiva.

D: Quali gli elementi di dissonanza e quali quelli di continuità con l’arte povera, con quel modo di operare e con i materiali esibiti? Quale valenza ha il simbolismo della materia in quel periodo?

CV: L’arte povera può essere definita come l’elemento antagonista nel ritorno alla pittura degli anni ‘80. Da una parte l’arte povera è la porta bandiera del approccio concettuale, dove ogni elemento esula dallo specifico artistico: il linguaggio è industriale o naturale, il mezzo è tecnologico o biologico, l’artista è un militante. Ma è anche vero che come tutti i grandi opposti le due correnti si contrastano e si alimentano allo stesso tempo. Il concettuale d’avanguardia è ormai un a priori artistico del quale il pittore post-moderno non può più fare a meno e, come tale, lo utilizza alla stregua di qualunque altra sfumatura del fare artistico.

D: Le parole spesso sono dipinte all’interno delle tele, penso a Chia o Clemente per esempio. Che significato assume il linguaggio nella pittura di quegli anni?

La parola è concetto, e sebbene la sensibilità di questi artisti sia decisamente lontana rispetto al linguaggio concettuale, la libertà con cui utilizzano tutti i riferimenti acquisiti dalla storia dell’arte gli permette di sperimentare anche questo modello espressivo per rappresentare la propria lirica. 

D: Quali esiti ha prodotto la pittura degli anni ’80 e quali influenze ha determinato nel prosieguo delle esperienze artistiche successive? 

CV: La pittura degli anni ‘80 è l’emblema dell’approccio artistico post-moderno, gli artisti di quegli anni hanno avuto il merito di creare una nuova figura d’artista, libero di attingere agli archetipi culturali e estetici e in grado di creare senza la necessità di essere d’avanguardia.

Desidero ringraziare per la gentile collaborazione l’art advisor Caterina Verardi – web siteFacebook  – Instagram

La foto di copertina è di Nils Rossi

Le foto alla Galleria Clivio in occasione della mostra di Arcangelo “Via Appia” sono di Margherita Spatola

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