NICOLA VINCI, FOTOGRAFIE DALL’ INTIMITA’

Sulla strada delle formiche. Nella lunga attesa nell’angolo. In un posto sicuro. Un passo indietro. Sotto la sedia. Rarefatto o nitido. Accovacciato o dritto in piedi. C’è un bambino in bilico sull’abisso dell’esistenza che aspetta che qualcuno gli trasmetta il sentimento della vita, che invoca la sua inclusione nel senso, se è vero che la vita viene alla vita priva di senso.

“Il bambino svolge per me un ruolo particolare perché rappresenta l’elemento puro e incontaminato e l’essere ritratto in luoghi abbandonati e deteriorati evidenzia ancora di più la contrapposizione tra la sua purezza e le brutture del mondo. Il mio lo definirei un approccio intimo, anche rispetto a una stanza o a un ambiente abbandonato, non mi interessa soffermarmi sulla natura del luogo inteso come oggetto, mi interessa più che altro indagare il rapporto che ha avuto lo spazio con chi quello stesso spazio lo ha vissuto. Mi affascina, di una stanza, magari l’angolo in cui posso immaginare il bambino o l’uomo, l’essere umano, che lì stava a piangere o ridere o leggere la lettera della persona amata. Il bambino inoltre è il tramite nostro verso il domani, comunica i disagi dell’oggi e li vive come tragedie del domani, è il portavoce del desiderio di un cambiamento positivo e rappresenta quella innocenza che il mondo sta perdendo.”

Sono immagini dalle suggestioni di pittura che si manifestano nei toni, nei colori, nelle luci, in certe zone d’ombra. E’ all’Accademia delle Belle Arti di Bari che si forma Nicola Vinci, studiando proprio pittura e dipingendo ritratti. Ma fin dagli esordi si rivela saldo il legame con la fotografia, sempre assunta come base di partenza. Dopo aver seguito i corsi del docente Gianni Gosdan e quelli di Maurizio Giuffredi relativi alla psicologia della forma, il rapporto con la fotografia evidenzia risvolti di natura quasi psicologica, come fosse un mezzo per spiare il mondo e chiuderlo in un proprio intimo rapporto. E da quella intimità sviscerarlo e poi, da quella stessa intimità, metabolizzarlo.

“La fotografia congela l’istante, lo sottrae alla caducità della vita, però allo stesso tempo lo rende eterno e io, che ero stato vittima di un grave incidente stradale accadutomi nel 1995, ero molto affascinato da questo aspetto. Un episodio che mi ha profondamente scosso e mi ha fatto guardare all’esistenza con occhi diversi, facendomi avvicinare ancora di più all’arte come fosse un processo viscerale e liberatorio. Come se l’arte fosse un percorso di scoperta di sé, una sorta di analisi.”

A un primo sguardo, emotivo e frettoloso, l’ambiente intorno sembra minacciare uno stato di apparente, anelata, serenità ma poi, a ben vedere, le immagini cupe, avvolte nell’ansia, gonfie di tristezza o angoscia, sono sempre mitigate da un filo di speranza: una finestra vicino, una porta aperta, una luce che taglia la stanza o che illumina un angolo, uno spiraglio, un esterno, una via di fuga.

”Non è una immagine immediata la mia, è una immagine che deve essere elaborata, difficile da capire a volte. Cerco di fare questo lavoro che è sempre al confine tra la vita e la morte, tra piacere e dolore, gioia e sofferenza. Lavoro su queste soglie convinto che l’istante determini un forte cambiamento e allora cerco di congelarlo nello scatto fotografico. Del resto io stesso, proprio in un istante, mi sono ritrovato catapultato da un momento di quotidianità con gli amici a una tragedia vera e propria.”

Una fotografia che intende trasmettere emozioni, che non ambisce alla perfezione nell’uso della tecnica, a innovare o stupire, piuttosto che induce a riconoscersi in quello che si vede, una sorta di famigliarità ritrovata. Un sentimento misterioso e irrazionale al pari di un innamoramento, sia che si tratti di riflettere sul senso dell’esistere sia che si tratti di riflettere sullo stato di trascuratezza dei  beni culturali. La serie Fools House è proprio un viaggio dentro il collasso di questo nostro Paese e ritrae, ad esempio nell’opera dal titolo The broken arm, lo spazio in stato di abbandono, come fosse un museo lasciato a sé stesso, in balia della negligenza, metafora della condizione in cui versa il patrimonio artistico italiano. In lontananza si scorge solo una pala a evocare l’opera di Marcel Duchamp Anticipo per il braccio rotto del 1915.

“Progetti per il futuro? Continuare a indagare questi stessi temi: la bellezza dell’arte schiacciata sotto il peso insostenibile dell’incuranza alla quale sembra essere condannata e il suo progressivo, inevitabile, deterioramento. E poi la questione genitoriale, il rapporto madre – figlio in special modo, come ho fatto con Albino Mussolini, il figlio illegittimo che Benito ebbe da Ida Dalser. Provando a parlare di questo legame solo con gli elementi presenti nello spazio, raccontando per esempio con le fotografie degli interni le ansie e la tragicità del vissuto di una madre chiusa in un manicomio.” 

Tu non sei più vicina a Dio

di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende

benedette le mani.

Nascono chiare in te dal manto,

luminoso contorno:

io sono la rugiada, il giorno,

ma tu, tu sei la pianta.

(Rainer Maria Rilke, Le mani della Madre)

Desidero ringraziare Nicola Vinci per la cortese intervista e il momento di riflessione che abbiamo condiviso.

In copertina: Nicola Vinci, Serie: La strada delle formiche - 
Il castello di carte,Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: La strada delle formiche - Venerdì Santo,
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: La strada delle formiche - Nell'armadio,
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Alone - Una lunga attesa nell'angolo,
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Alone - Palude, Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Alone - La discesa nel profondo, 
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Fools House - The broken arm, 
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Fools House - The hyppopotmus of Regent Park,Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Fools House - Twenty years of loneliness,
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Storie - I viaggiatori, 
Courtesy IAGA Contemporary Art

Nicola Vinci, Serie: Storie - Tear, Courtesy IAGA Contemporary Art

 

 

 

 

 

 

Comments are closed.