ROBERTO VITALE, ILLUMINA

Ascolto questi versi che si trasformano in canzoni per gli occhi, immagini che diventano musica: una valle verticale, un soffio di vento, il cielo in un giorno d’autunno, una rosa sfiorita accanto ai passi, una corsa senza fiato all’ultimo treno. Tutto suona una poesia mondana la cui luce si posa tanto sull’uomo quanto sulla natura, sui crinali appenninici e sul mare lontano, sul silenzio e sul rumore della pioggia. Luce che si posa sulla vita, in forma di accordi.

Si intitola “Illumina” il secondo album in studio del cantautore Roberto Vitale. Un disco che segue la pubblicazione del primo lavoro “Di legno e di cenere” e che arriva dopo un lungo e intenso periodo trascorso in tour in giro per l’Italia.

“In questo anno e mezzo – tanto è il tempo che mi separa dall’uscita del primo disco –  è accaduto che ho suonato moltissimo dal vivo e questo ha fatto si che imparassi il mestiere. Intendo dire che iniziando ad avere dei riscontri forti mentre cantavo, soprattutto sul piano emotivo, vedendo le persone chiudere gli occhi ed emozionarsi, c’è stata una svolta significativa che mi ha permesso di identificarmi sempre più con quello che faccio. Ho avuto io stesso la consapevolezza di toccare, con la mia musica, qualcosa dentro le persone e questo mi ha portato a dare un senso di validità diverso al mio lavoro. Contestualmente c’è stata anche una forte messa in discussione di me stesso perché più suonavo dal vivo più mi sentivo dire dal pubblico che la resa era molto migliore che nel disco. Il primo album era nato sulla scorta dell’entusiasmo, anche con una certa non consapevolezza direi. Era gradevole, discretamente fatto ma non sempre mi ci riconoscevo. Procedendo con le date del tour e capendo sempre di più la mia collocazione, il mio modo di stare sul palco e davanti alle persone, ho pensato che avrei dovuto realizzare il secondo album in un altro modo.”

Canzoni più ricche, suoni più ampi in cui convivono archi, chitarre elettriche, fisarmonica, insieme all’immancabile presenza di Massimiliano Usai al piano-synth con cui Roberto ha scelto di registrare in presa diretta presso lo Studio L’Esagono di Rubiera, per la regia di Stefano Riccò.

“Uno studio storico che ha avuto un trascorso importante, in cui sono passati i grandi nomi della musica italiana e che, dopo un momento di impasse, ha ripreso vita grazie al fonico Stefano Riccò. Ho trovato lì esattamente quello di cui avevo bisogno. Forte delle esperienze live avevo in mente un disco quasi unplugged e invece l’illuminazione – è proprio il caso di dire – è stata quella di aprire alle collaborazioni ragionando sul fatto che live e album sono due momenti completamente differenti. Ecco allora le chitarre elettriche di Laura Matu Maini, la voce femminile di Giulia Meci, il fisarmonicista Riccardo Landi e poi Luigi Bortolani e Margherita degli Esposti rispettivamente al violino e violoncello, Eleonora Frattarolo, critica d’arte e curatrice, che ha collaborato alla scrittura del testo della canzone Un golfo di silenzi.”

Una scrittura che mantiene inalterata la sua cifra stilistica fortemente evocativa ma che diventa più accessibile e fruibile, più intima eppure più leggera. Che trova nella spontaneità l’esaltante pluralità, la magia vivace, le misteriose mescolanze. Accanto ai brani che hanno avuto una genesi recente come Mare lontano, la stessa Illumina che dà il titolo all’album, anche pezzi rimasti nel cassetto per anni, come La città blindata, che sulla scia di una diversa consapevolezza hanno trovato la compiutezza del loro destino. E una gestione della voce in fase di post produzione assolutamente naturale, molto più simile a quella che viene messa in campo dal vivo, quella che tocca nel profondo le persone, le coinvolge e le emoziona.

“Le canzoni di questo album mi piacciono molto. Non che le altre non mi piacessero, ovvio, ma con quelle ho fatto pace dopo: le ho registrate, ho cominciato a suonarle e nel tempo ho capito come viverle durante l’esecuzione. Con queste non è stato così. Sono nate con l’intenzione giusta, sono state suonate subito come andavano suonate e quindi è come se non ci fosse nessuna frattura tra il momento in cui le ho registrate, il momento in cui le ascolto nel disco e il momento in cui le canterò. Mi ci riconosco puntualmente, sono state mie da subito, immediate.”

Un’estate che si preannuncia ricca di date e di appuntamenti anche importanti come il Festival InfraSuoni, la rassegna di nuovi orizzonti sonori il cui cartellone fittissimo include, insieme a Roberto, nomi del calibro di Paolo Fresu e la volontà di continuare a percorrere una strada che è vera ed autentica. Una strada difficile, la strada del cantautorato.

“Il vantaggio di questa scelta è la scelta stessa, è l’autenticità! Nel senso che se tu sei quello che scrivi e quello che scrivi colpisce in qualche modo le persone credo che vada bene così, che sia la strada giusta. Gli svantaggi sono ovviamente i numeri, una discografia satura o che comunque privilegia un cantautorato dai contenuti leggeri e dai suoni finti. Ma io, nonostante tutto, non intendo assecondare le esigenze del mercato, io faccio solo quello che mi piace. Magari facendo più fatica, magari facendo numeri più piccoli, ma nell’assoluta libertà di essere quello che sono.”

…che tanto il viaggio è tutto dentro

è tutto intorno

la strada è buona

la luce svela

e illumina,

e illumina

e illumina… (Roberto Vitale, Illumina)

Crediti: 

Desidero ringraziare per la cortese intervista Roberto Vitale  – Facebook 

Foto di Massimiliano Usai – Facebook – artista presso Spazio Omniae

Io indosso abiti Agata Della Torre e gioielli bijoux Elena Brasa 

Roberto e Massimiliano indossano t-shirt Yuki Creative Studio #sadmusicmakesmehappy

Un ringraziamento speciale anche a Un Altro Studio di Matteo Carboni 

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