BHAWNA D’ANELLA, DI MODA E DI AMORE

Il denim usato, che recuperato e manipolato restituisce un vestito geometrico nelle forme, armonico negli accostamenti cromatici. Gli scarabocchi, frutto del passatempo preferito, che tratteggiati sui tessuti danno vita a una collezione di abiti completamente disegnati a mano dalle linee semplici e essenziali.

Nata in India ma trasferitasi in Italia all’età di 6 anni Bhawna D’Anella manifesta fin da piccolissima una autentica fascinazione per la moda.

“Avevo 12 anni e guardavo la televisione incantata davanti agli abiti bellissimi che le protagoniste della serie tv Gossip Girl indossavano. Una di loro, Jenny, si faceva dei bellissimi vestiti da sola. E allora io mi sono detta: perché non provare? Così ho chiesto ai miei genitori se potevo avere una macchina da cucire. Mi hanno detto di no la prima volta, intimoriti dall’idea che potessi accontentarmi di fare la sarta. Poi un giorno mi ritrovo a casa di una zia e le racconto che ho iniziato a fare dei disegni. Ho scoperto per caso, in quella occasione, che negli anni ’70 la mia nonna aveva un atelier di moda e che aveva lavorato per importantissimi stilisti italiani quali Gianfranco Ferré e Ungaro. In men che non si dica la vedo tirare fuori i vecchi libri con i quali aveva imparato a fare i modelli e consegnarmeli. Avevo solo 12 anni quando ho iniziato a pensare alla moda, così.”

Arrivano di lì a poco la prima macchina da cucire e le prime fodere su cui lavorare fino alle stoffe vere e proprie, quelle che nell’atelier della nonna erano state utilizzate per confezionare gli abiti di Valentino. Un corso di taglio e cucito durante il periodo estivo e le prime prove senza cartamodelli grazie a una innata straordinaria abilità manuale. La prima creazione è per una moderna Cinderella, una principessa contemporanea che indossa un abito corto con lo scollo a forma di cuore e la gonna vaporosa. In tutto sempre una grande dedizione al punto che ogni attimo libero dagli impegni scolastici è speso a cucire e a realizzare i cartamodelli.

“Succede che un giorno vedo alla televisione l’intervista a un giovane Gianluca Saitto, uno stilista la cui estetica era molto affine alla mia in quel momento e la sua storia mi colpisce tantissimo. Lo chiamo e gli dico che voglio imparare, imparare da lui e così giovanissima, appena sedicenne, comincio a lavorare nel suo atelier come assistente. Mi affascinava tantissimo anche solo guardarlo eseguire i suoi ricami meravigliosi e mi ha insegnato tanto, per esempio la tecnica del drappeggio su manichino che mi è tornata davvero utile in seguito.”

Dopo il Liceo Linguistico il Politecnico con l’intento di acquisire una conoscenza solida e strutturata, a 360 gradi, che spaziasse dalla realizzazione di progetti per il sistema moda e dall’interazione con i suoi protagonisti, al mescolare in maniera efficace la tradizione dell’artigianato italiano con le nuove tecniche digitali, sperimentando la versatilità del metodo del design e partecipando ai workshop organizzati con le principali aziende del settore.

“Mi ricordo specialmente la collaborazione con il brand Red Valentino per la realizzazione della collezione -Sovrapposizioni-. Noi eravamo divisi in squadre come fossimo in un mini ufficio stile e ci raggiungeva direttamente in classe per farci lezione il responsabile dello sviluppo prodotto. Una esperienza davvero formativa che mi è tornata utile anche nel mio attuale impegno professionale come design & product development assistant presso Chiara Ferragni Collection. Revisioni con l’imprenditore e con la stilista o presentazioni ai fornitori nelle quali devo spiegare il prodotto sono all’ordine del giorno.”

Oltre allo sviluppo in 3d degli oggetti Bhawna focalizza la propria attenzione anche sul gioiello. Partecipa, classificandosi seconda, al Next Jeneration Jewellery Talent Contest 2016un concorso dedicato ai giovani designer under 30 e promosso da Fiera di Vicenza insieme con la Scuola di Design del Politecnico di Milano. Sul tema de “il Gioiello e il Viaggio” realizza un bracciale taccuino che si chiude con la penna, e una borsa che, avendo come riferimento le misure imposte dagli aeroporti per i bagagli a mano, da chiusa occupa una larghezza di 5 cm e da aperta arriva fino a 27 cm. Versatile e adatta a più momenti della giornata, di ispirazione giapponese nell’uso del patchwork alla maniera di Junya Watanabe o nell’osservanza delle linee giuda di Issey Miyake.

“Pian piano sono passata dal mondo di Cinderella a quello del recupero, del riciclo, del denim, dell’abbinamento anche inusuale di materiali. E’ stato soprattutto merito di una professoressa inglese del Politecnico che brutalmente mi ha spiegato, l’ha spiegato a tutti noi del corso in verità, che non esistono solo Prada, Gucci o Chanel ma che c’è tutto un universo di stilisti giapponesi, belgi, anche italiani in alcuni casi, che lavorano sulla pulizia delle forme, sul minimalismo, sul rigore. E’ stato un passaggio violentissimo ma al tempo stesso la cosa migliore che mi sia capitata. Ora, guardandomi indietro nella mia seppur breve esperienza, posso dire che a 16 anni imitavo solamente e invece adesso riesco a creare. E questo lo devo a lei.”

La sua abilità innovativa, che si manifesta in una efficace commistione di design e alta moda, le vale il secondo posto al Premio Giulia Carla Cecchi, l’appuntamento annuale che a Firenze seleziona 12 giovani stilisti scelti in tutto il mondo, al quale partecipa con un abito che vive della contaminazione di materiali. Grazie alle sue doti manuali riesce a mettere insieme il pizzo con il PVC, un materiale rigido con una forte versatilità applicativa, per una resa estremamente contemporanea, sperimentale e di forte impatto estetico.

“Sogni per il futuro? Mi piacerebbe molto fare la consulente esterna per diversi brand e poi la direttrice creativa, dirigere un team e finalizzare il lavoro delle persone alla creazione di una collezione dal forte carattere, partecipe del momento, capace di guardare ai trend attuali. Ora secondo me il grosso problema è che tutti attingono dai vecchi archivi per riproporre cose in realtà già viste. Mi piace tantissimo per esempio il lavoro di J.W. Anderson, il Direttore Creativo di Loewe, marchio di cui ha risollevato le sorti. Io credo che lui sia un esempio a cui tutti noi creativi dovremmo guardare. Ecco, io mi immagino così…tra parecchi anni però!”

Desidero ringraziare per la cortese intervista Bhawna D’Anella – web siteFacebookInstagramLinkedin

Gli abiti che indosso sono di Bhawna D’Anella. Quello in denim appartiene alla sua prima collezione Indigo, gli altri alla collezione Doodle SS/16

Tutte le foto sono di Elisabetta Brian

Location gentilmente concessa dall’artista Riccardo Bonfadini  presso Filanda Pregiata, Via Zucchi Falcina 18 – Soresina (CR)

Nella Filanda si svolgerà fino al 24 marzo 2017 l’evento collaterale di Arte Cremona, la fiera di arte contemporanea e moderna

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