FABIO BIX. APPARIZIONE || APPARENZA 

Venerdì 19 gennaio, dalle ore 18 alle 21, la Galleria Massimo Minini presenta Fabio Bix «Apparizione || Apparenza», documentazione video di un altro tassello del lungo viaggio che dal 2018 ad oggi ha portato l’artista a Venezia, New York, Roma, Parigi, Gerusalemme, Bilbao, L’Aquila, e infine ad Istanbul. Ed è proprio la città turca che egli trasforma nel palcoscenico della sua ultima azione creativa.

Con un linguaggio che mutua la propria grammatica da quella di diverse discipline – fotografia, street art, scultura, performing art, arte concettuale, arte figurativa e classica – Bix (Brescia, 1969) realizza in pochi secondi, e manipolando dei semplici fazzoletti di carta, piccole opere scultoree alte circa 15 centimetri. E con un gioco di prospettive, che tengono conto delle architetture d’intorno e delle persone sullo sfondo, ritrae dei paesaggi in cui le statue, del tutto simili a quelle greco-romane, paiono di grandi dimensioni, totalmente veritiere. Un mondo apparente dentro un mondo vero, diretta dimostrazione che oggi, con la fotografia, la distinzione tra vero e falso è arbitraria e le immagini non fanno altro che documentare l’ambiguità fluttuante del vedere. I

Il progetto fotografico in itinere «Omnia Alia Sunt»,  coniuga gli aspetti concettuali e formali della riflessione artistica di Bix, restituendo quella che si potrebbe definire una proiezione del reale liberata dal reale stesso. Così scrive Massimo Minini nel testo che accompagna la presentazione del lavoro in galleria:

«L’apparenza di una apparizione o l’apparizione di una apparenza? Potrebbe sembrare un vuoto gioco compiaciuto di parole. Ma anche potrebbe nascondere un mistero o un atto di fede. Fabio Bix è in missione, quindi è un missionario. Sta compiendo il suo viaggio erratico da New York a Roma, da Parigi a Venezia, da Gerusalemme a Istanbul dove, appunto, ha costruito l’ultima tappa della sua esplorazione armato con le solite armi tascabili. Suo complice in questa incursione tra sacro e profano è Mediha Didem Türemen, artista poliedrica turca che ha documentato la nascita di una scultura nel momento del parto. Plasmata dalle dita dell’artista-sciamano, ci sembra di essere a Monterchi. Anche qui Fabio Bix – l’artista – è un tramite cieco ma consapevole che tocca e plasma la materia ad occhi chiusi e che si stupisce, come noi, della apparizione finale, che qui non sveliamo per non annullare il piacere della scoperta. Se la scultura, come diceva Michelangelo, è arte del togliere, del levare, dello scoprire la forma che sta dentro al blocco di marmo, ecco che qui il Nostro fa esattamente l’operazione contraria: aggiunge materia al nucleo iniziale, accettando la sfida del caso che, come l’utopia, sono elementi fondanti e indispensabili alla nascita di una nuova scultura».

Dentro la valigia del suo vagabondare, oltre ai fazzoletti di carta e lo smartphone, l’artista porta con sé una buona dose di ironia. Come quando afferma che tra i suoi obiettivi c’è quello di diventare il più grande scultore del mondo, sebbene non vi sarà mai nemmeno una sua scultura nel mondo. Del resto, Bix altro non è che uno scultore di idee.

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