FRANCESCO ARENA, PERIMETRO CON 4 OPERE IN UNO SPAZIO

I numeri come essenza delle cose. I numeri come condizione della conoscenza della verità. Perché senza i numeri le cose sarebbero illimitate e incerte e oscure e non sarebbe manifesta a nessuno nessuna cosa se non fosse il numero anche la sostanza di questa. Perché, come sostenevano i pitagorici, i numeri risultano essere il principio di tutta la natura e gli elementi dei numeri sono elementi di tutti gli esseri, sicché l’universo intero è armonia e numero.

Nato nel giugno del 1978 a Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi e formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, Francesco Arena vive e lavora a Cassano delle Murge in provincia di Bari e da lì si confronta con la storia generando forme scultoree essenziali e metaforiche. Una poetica che muove da numeri e misurazioni, usati come dato certo per interpretare gli eventi, e da una forte connotazione etica che gli fa indagare i fatti politici e sociali dell’Italia degli ultimi decenni.

Aldo Moro, Giuseppe Pinelli, il tema dei profughi, codici numerici e avvenimenti del recente passato si mischiano e acquisiscono nuova linfa vitale. Diventano nuovi codici visivi. Basti pensare a “3,24 mq” il lavoro dedicato allo statista italiano tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse in cui le misure dell’installazione corrispondono a quelle della cella ricavata nell’appartamento romano in cui era segregato. O ancora alle tre opere dedicate alla figura di Giuseppe Pinelli ingiustamente accusato della strage di Milano a Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. “0,92 mt su oggetti (La ringhiera di Pinelli)” in cui tutti gli elementi dell’installazione (una scopa, una porta, una sedia, un comò e un pantalone) sono tagliati all’altezza di 92 centimetri, l’altezza della ringhiera dalla quale è precipitato l’anarchico. “19,45 mt di metallo sotto forma di scala (La caduta di Pinelli)” che rappresenta una scala a pioli che misura l’altezza dalla quale l’anarchico è caduto. E “18.900 mt di ardesia (La strada di Pinelli)” che ripercorre il tragitto effettuato da Pinelli nel suo ultimo giorno da uomo libero. Significativo anche “Il peso del mio corpo da un blocco di pietra del peso di una barca” realizzato per la fiera ArtBasel di Basilea, un lavoro nato con l’intento di confrontare il volume del proprio corpo con quello di un’imbarcazione utilizzata dai profughi che sbarcano a Lampedusa. O “Com’è piccola Milano” dedicata all’uccisione di due giovani, Fausto e Iaio, avvenuta il 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento di Moro che si svela nella distanza di 8,80 mt tra l’abitazione di uno dei ragazzi uccisi e l’appartamento di fronte, scopertosi essere un nascondiglio di brigatisti.

TRA – Treviso Ricerca Arte ha appena inaugurato a Treviso, a Ca’ dei Ricchi, la mostra personale di Francesco Arena dal titolo “Perimetro con quattro opere in uno spazio”, una installazione – performance che verte intorno alla costruzione di un perimetro in ferro a sezione quadrata delle stesse dimensioni dello studio dell’artista: 395 x 532 x 2 cm.

Una struttura oggetto di una azione performativa che, durante l’inaugurazione e in momenti stabiliti, viene sollevata da terra e spostata da alcuni performer che percorrono il perimetro dello spazio espositivo collocando e permutando le opere nel corso dell’azione.

Un quotidiano per la maggior parte cancellato, diventato una patina di colore nero, dal quale emergono solo poche lettere a creare un nuovo significato. I would prefer not to frase pronunciata dal protagonista di Barthleby lo scrivano, racconto pre kafkiano dello scrittore Hermann Melville risalente alla metà dell’Ottocento. Un ritratto di Joyce, un cubo di bronzo e uno di creta la cui distanza misura l’altezza dello scrittore. E il compositore Rachmaninov ritratto all’interno di una cornice metallica di ferro, corde e nastri. Infine due sculture in pasta sintetica con la forma dei palmi delle mani dell’artista poggiano sulle pagine de Il Giovane Holden di Salinger.

L’atelier diventa errante, perde la connotazione di luogo privato per farsi luogo pubblico. La mobilità intacca infatti i concetti di confine e di distanza. Le opposizioni concettuali dentro/fuori, qui/lì, vicino/lontano spostano esse stesse i loro confini, le loro linee di demarcazione, producendo una libertà di movimento che non è solo possibilità di muoversi e agire liberamente ma è anche capacità di produrre significati. Il perimetro non assume caratteristiche di limite bensì di relazione tant’è che lo spazio dell’azione e dell’interazione si distacca dallo spazio fisico, diventa immateriale e virtuale, diventa lo spazio del confronto costruttivo, della discussione e della condivisione dei valori. Condizione necessaria affinché l’arte possa compiere le sue funzioni, prima tra tutte quella di essere comunicabile.

Francesco Arena “Perimetro con quattro opere in uno spazio” è in mostra a Ca’ dei Ricchi Via Barberia 25 – Treviso fino al 6 agosto 2016.

Foto di Sonia Bellinaso

 Senza titolo (studio), 2016. Ferro 395 x 532 x 2 cm.

Joyce between cubes, 2016. Bronzo, argilla, cavo di acciaio 
208 x 10 x 15 cm.

Quotidiano, 2016. Giornale, inchiostro, dimensioni ambientali.

Divisione del quadrato (Rachmaninov), 2016. Ferro, corde, nastri 
100 x 100 x 2 cm.

186 cm quadrati su Holden, 2016. Libro, das 22 x 17,5 x 8 cm.

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